Pioggia a tratti e aria decisamente autunnale in Piazza del Popolo a Roma, dove sabato 26 settembre si è svolta la manifestazione indetta da Priorità alla scuola, con associazioni, sindacati, studenti e genitori.
Pelagi: concorsi sbagliati e scandalo sostegno
Il diritto allo studio ad oggi non sembra quindi affatto garantito e la maggior parte delle nomine dei docenti supplenti vanno ancora fatte: secondo Anita Pelagi, del coordinamento nazionale precari, “una scuola sana non può esistere con 25-30 studenti e un ruotare continuo di docenti. Il ministro vuole fare i concorsi in piena emergenza sanitaria senza rispettare i docenti fragili e coloro che potrebbero essere in quarantena”.
“Il miglior modo per valutare un insegnante è sul campo. E poi c’è lo scandalo dei docenti di sostegno esclusi da ogni processo di stabilizzazione. È incostituzionale, una offesa”, ha gridato Pelagi.
Ruocco: servivano le assunzioni straordinarie
Alla manifestazione “Priorità alla scuola” c’erano anche diversi sindacalisti. Francesca Ruocco, della Flc Cgil, ha snocciolato un po’ di dati numerici: mezzo milione di banchi consegnati su 2 milioni e mezzo ordinati, 215 mila posti vuoti in organico al 1° settembre, 22 mila coperti dalle 84 mila immissioni in ruolo, 2.278 posti vuoti di Dsga.
“Una situazione straordinaria – ha detto Ruocco – avrebbe dovuto prevedere un piano straordinario di immissioni in ruolo dal 1° settembre. Fino a ottobre-novembre non ci saranno tutti i supplenti in classe, i ragazzi in molte scuole fanno lezione solo 1 ora e 45 minuti al giorno. Vanno investiti 20 miliardi sulla scuola pubblica; senza scuola non ci sono diritti nè futuro”.
Gissi: i più fragili soffrono ancora di più
La segretaria della Cisl Scuola Maddalena Gissi si è soffermata sugli alunni disabili: sono 259.757 i giovani “certificati” che frequentano le nostre scuole e per loro ci sono quasi 200.000 insegnanti, il 52% sono precari.
“In questi giorni, tra ritardi e Graduatorie provinciali sbagliate, i più fragili soffrono ancora di più – ha detto Gissi – : in un anno Covid , l’ideologia ha vinto sul buon senso e sulla sensibilità. Si pensa a forme selettive di reclutamento per apparire come i detentori della qualità ma nel frattempo si trascurano i problemi reali di chi vive una condizione di sofferenza che non può essere acuita dalla indifferenza politica”, dice ancora Gissi secondo la quale su 21.000 posti vacanti, è stata possibile l’assunzione di sole 1.657 unità, il tutto per mancanza di candidati.
Turi: cambiare l’ordine delle scelte
“Questa piazza – ha detto Pino Turi, leader della Uil Scuola – dice che va cambiata rotta: 209 miliardi” del Recovery fund, “fanno gola a molti. Bisogna cambiare l’ordine delle scelte e pensare alla scuola”.
Per il sindacalista Confederale “servono classi con un numero di studenti adeguato, scuole sicure, professori in classe, di ruolo, pagati il giusto”.
Manfreda: ritorno a scuola è pura propaganda
Alla manifestazione c’erano anche rappresentanti degli studenti. “Il ritorno a scuola è pura propaganda – ha detto Lorenzo Manfreda, rappresentante degli Studenti CdS -, il Covid ha segnato l’occasione per lo smantellamento dell’istruzione pubblica. La didattica a distanza è come un tappabuchi di fronte alla mancanza di spazi e docenti. A Roma, durante il lockdown, il 56% degli studenti non ha potuto continuare a seguire le lezioni”.
“Il rapporto di 1 a 15 tra docenti e studenti sarebbe stato possibile, se solo lo si fosse voluto. Mentre si stanziavano miliardi per le aziende, sono stati previsti solo 300 milioni per l’edilizia leggera per le scuole. Non siamo disposti ad abbassare la testa, questa piazza ha una responsabilità storica”.
Conte: la scuola è un problema serio
In serata, il premier Giuseppe Conte risponde a nome del governo. Anche sui problemi di composizione delle Gps, che stanno ritardando le nomine di tanti docenti precari..
Parlando al festival dell’Economia di Trento, Conte ha detto che “la scuola è un problema serio: lo stiamo affrontando seriamente. Abbiamo investito 7 miliardi. Le graduatorie sono gestite con trasparenza, la digitalizzazione ha messo in evidenza alcuni errori” ma sulla scuola e le graduatorie “abbiamo fatto tantissimo”.
“Tutto si può imputare alla ministra Azzolina, meno che un disimpegno o scarso impegno”, ha concluso il premier.