Cresce il numero di studenti che torna alla scuola in presenza: da lunedì 25 gennaio riprendono le lezioni in classe 200 mila studenti delle medie della Lombardia, più una parte dei 400 mila delle superiori, poi altri 360 mila di Liguria, Marche, Umbria (che si alterneranno in percentuali che vanno dal 50 al 75%), più gli alunni delle medie della Campania.
In tutto, circa un milione di allievi si ritroverà a sedere al banco in un’aula scolastica. Altri 640 mila studenti delle superiori erano tornati in classe lunedì 18 gennaio nel Lazio, in Emilia Romagna, in Molise e in Piemonte. Una settimana prima era toccato agli studenti di Toscana, Abruzzo e Valle d’Aosta. In Trentino Alto Adige già dal 7 gennaio.
Continuano a fare DaD alle superiori in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Sardegna, Basilicata, Calabria, Campania e Puglia: per loro il ritorno in classe è previsto per il 1° febbraio.
In Sicilia, zona rossa, alunni in classe fino alla prima media, dalla seconda media in poi ancora DaD.
Cresce, però, il malcontento per le modalità di rientro in classe, i trasporti e la sicurezza ancora inadeguati, ma anche per la conferma delle classi pollaio.
Il Comitato Priorità alla scuola ed i Cobas – con l’adesione della Flc Cgil, della Uil Scuola, di Cnps, Rifondazione Comunista e Potere al Popolo – il 25 gennaio manifesteranno in 24 città e davanti al ministero dell’Istruzione: tra le lamentele ci sono pure le classi con numeri di iscritti sempre elevati, per chiedere maggiori investimenti e un tracciamento capillare e diffuso all’interno degli istituti.
“Quella di domani è una data precisa: scadono le iscrizioni per le prime classi. Che classi andremo a formare?”, si domanda il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi annunciando le iniziative di domani davanti agli uffici scolastici regionali e, a Roma, alle 16.00, davanti al ministero dell’Istruzione.
“Di tutti gli interventi annunciati, non si è parlato mai, né avviate misure per predisporre quello più urgente: la riduzione del numero degli alunni per classe. Un investimento che, insieme ad organici triennali, può essere realizzato utilizzando le risorse del Recovery Fund”, ha detto Turi.
“Il 25 gennaio chiudono le iscrizioni: ora chiudiamo le classi pollaio! Bisogna ridurre il numero di alunni per classe assumere immediatamente i precari, per questo domani manifesteremo in 23 città, compresa Roma, dove saremo davanti al Ministero a partire dalle 16”, hanno scritto i Cobas e ‘Priorità alla Scuola’.
Ecco l’elenco delle piazze coinvolte nelle manifestazioni del 25 gennaio:
Roma, ore 16.00, davanti al Ministero dell’Istruzione;
Milano, ore 9.30, Ufficio Scolastico Regionale, via Polesine 13;
Torino, ore 12.00, incontro in Prefettura, Piazza Castello;
Firenze, ore 15.00, Ufficio Scolastico Regionale, via Mannelli 113;
Massa Carrara, ore 14.30, Ufficio Scolastico Provinciale, via Fermi;
Bologna, ore 15.30, Ufficio Scolastico Regionale, via de’ Castagnoli 1;
Napoli, ore 10.00, Ufficio Scolastico Regionale, via Ponte della Maddalena 55;
Bari, ore 16.00, Presidenza Regione Puglia, Lungomare Nazario Sauro 33;
Genova, ore 15.00, Regione Liguria, piazza De Ferrari;
Modena, ore 8.00, Ufficio Scolastico Provinciale, via Rainusso 70;
Reggio Emilia, ore 16.00, piazza Gioberti;
La Spezia, ore 15.00, Ufficio Scolastico Provinciale, viale Italia;
Trieste, ore 16.00, Ufficio Scolastico Regionale, via SS Martiri 3;
Ancona, ore 14.30 -15.30, Ufficio Scolastico Regionale, via XXV Aprile;
Venezia, ore 16.00, Ufficio Scolastico Provinciale, via Forte Marghera 191 – Mestre
Nel frattempo, al Ministero si guarda al futuro: dopodomani la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina incontrerà proprio i sindacati di comparto e le Confederazioni rappresentative di Istruzione e Ricerca, per parlare del Piano nazionale di ripresa e resilienza e degli investimenti del Recovery Plan.
Marcello Pacifico, presidente Anief, anticipa la posizione che prenderà il suo sindacato: dall’obbligo formativo allargato, da iniziare già a 3 anni, all’ampliamento delle esperienze di alternanza scuola-lavoro, oggi chiamate Pcto, sino al potenziamento degli organici del personale, così da abbattere quel numero troppo alto di studenti che lasciano la scuola per diventare Neet. Il sindacalista lamenta anche stipendi bassi e l’abuso di rapporti di lavoro a termine sul quale i giudici dell’UE hanno già puntato il dito.
“E continuano a farlo, visto che il Consiglio d’Europa ha appena accolto un reclamo collettivo, il 147 del 2017, che Anief presenterà venerdì prossimo alla stampa nazionale”.
Nei giorni scorsi sono cresciute anche le proteste degli studenti delle superiori. In alcuni casi, hanno espresso la volontà di occupare gli istituti. Come a Roma, dove al liceo Kant è intervenuta la polizia.
“Tornare in presenza – ha detto Giulia Convertini dell’Uds Lombardia rivolgendosi alle istituzioni – al 50%, massimo 75%, senza investimenti sui test rapidi regolari, i termoscanner, il tracciamento, i sistemi di areazione, i presìdi medici scolastici, l’aumento delle corse dei mezzi pubblici, il diritto allo studio, gli spazi, le assunzioni di organico, il superamento delle classi pollaio, è l’immagine plastica del vostro fallimento”.
È bene, però, che le proteste siano costruttive. “Ai ragazzi che vogliono occupare propongo di parlarne pacificamente perché vogliamo tutti la stessa cosa: tornare a scuola in sicurezza e rimanerci”, ha detto Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi.
“Gli studenti – ha detto – devono continuare a essere responsabili. Ci sono ancora problemi da risolvere come quello del trasporto pubblico locale ma il perdurare della pandemia non ci permette passi falsi o leggerezze che potremmo pagare duramente. Ai ragazzi dico: parliamone pacificamente, senza occupazioni o forzature. Vogliamo tutti la stessa cosa e cioè tornare a scuola in sicurezza e rimanerci”, ha concluso Giannelli.
Intanto, il senatore Mario Pittoni, responsabile Scuola della Lega e vicepresidente della commissione Cultura, ha annunciato un emendamento: verrà presentato per “i prossimi decreti a partire dal Milleproroghe”, per proporre “misure sanitarie mai prese in considerazione dal ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina”.
“Gli interventi – ha aggiunto – sono di quattro tipi: si va dall’istituzione di ‘presìdi sanitari di medicina scolastica inserendo nell’organico della scuola la figura dell’infermiere-operatore sanitario, due in quelle con più di 1.200 allievi’ all’utilizzo di sistemi per la rilevazione della temperatura a distanza (termoscanner) da installare agli ingressi della scuola”.
Poi, ha detto ancora il leghista, servirebbe “un monitoraggio epidemiologico all’interno degli istituti scolastici tramite somministrazione di test salivari agli alunni e al personale docente e non docente, con cadenza quindicinale’”, più l’adozione di “sistemi di aerazione forzata a ciclo continuo con controllo dei dati ambientali, sistemi di ventilazione meccanica a recupero di calore e sanificazione dell’aria con filtri, dispositivi a raggi UV tipo C o basati su principi bio-chimico-fisici”.
Secondo Rosolino Cicero, i capo di Ancodis, che riunisce i collaboratori dei dirigenti scolastici aderenti, molti dei quali anche Referenti scolastici Covid19, è necessario “potenziare il sistema dei trasporti pubblici per gli alunni che si muovono in autonomia con orari coerenti alla differenziazione degli ingressi programmati dalle scuole” e anche “gli screening e le azioni di monitoraggio in tutte le scuole, anche con drive in di quartiere e, a campione, in tutte le classi”.
Per Ancodis occorre anche “superare le mascherine chirurgiche o fai da te per dare a tutti gli alunni over 10 anni e a tutto il personale le FFP2 da indossare obbligatoriamente dentro le aree di pertinenza scolastica”. Infine, chiedono di aumentare “i dipartimenti di prevenzione, le USCA scolastiche, le attività di tracciamento extramoenia per circoscrivere tempestivamente possibili focolai intramoenia, e garantire i contatti telefonici”.
I timori delle istituzioni rimangono alti. “Domani sarà un giorno importante per la nostra regione perché ripartiranno, seppure al 50%, le scuole superiori in presenza. Mi raccomando, prestiamo la massima attenzione perché il virus gira ancora molto”, ha scritto su facebook Francesco Acquaroli, presidente della Regione Marche.
Nelle ultime 24 ore in Campania c’è stato un incremento di 1.069 casi positivi da Coronavirus. Secondo Libero Tassella, di Scuola Bene Comune, “la salute pubblica, diritto sancito dall’art. 32 della Costituzione, è stato sacrificato da giudici e avvocati di grido che hanno accolto il grido di dolore di tante madri coraggio napoletane, che avevano chiesto a gran voce, nonostante tutto, nonostante la pandemia, l’applicazione dell’art 33, in nome di una “non dad” alla quale è stata attribuita ogni nefandezza, come se questa fosse un orco cattivo, quello delle favole di un tempo che si raccontavano ai bambini, quelle del Pentamerone di Basile”.
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