Attualità

Ritorno a scuola, non è detto che sarà in presenza. Gli scenari

Al centro del dibattito pubblico c’è senza dubbio il ritorno a scuola a settembre.

Il rientro, così come previsto dal Ministero dell’Istruzione, dovrà essere in presenza per tutti. Le linee guida  nelle ultime due settimane stanno catturando l’attenzione. Si sta ultimando anche un vero e proprio protocollo di sicurezza fra Comitato Tecnico Scientifico e sindacati per predisporre un piano che renda il più sicuro possibile il ritorno fra i banchi e le cattedre. Tuttavia c’è un grosso interrogativo: Ma si tornerà davvero in presenza?

Gli esperti si dividono fra ottimisti e cauti (o pessimisti)

L’incognita è data dal coronavirus: infatti se i livelli di contagio dovessero ripresentarsi preoccupanti come negli scorsi mesi, la questione ritorno a scuola in presenza salterebbe all’istante. O quasi.

Si assiste allo scontro quotidiano fra virologi ed esperti che si dividono sostanzialmente in due categorie: gli ottimisti e i cauti. I primi, guidati dal dottor Zangrillo, primario del San Raffaele di Milano, sostengono che il peggio è già passato: “Il virus c’è e non è mutato ma nella sua interazione con l’ospite è andato incontro, attraverso il fenomeno dell’omoplasia, a una perdita della carica rilevata in laboratorio, quindi è un’evidenza a cui corrisponde una mancanza di malattia. Non posso dire che non torni tra qualche mese ma tutti gli indicatori sono positivi“, ha detto pochi giorni fa ‘Mezz’ora in più’, su Rai3 il primario del San Raffaele.

Il “rivale mediatico” di Zangrillo, ovvero Andrea Crisanti, responsabile del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova, che invece da settimane invita alla cautela, soprattutto in relazione al fatto che in autunno le cose potrebbero di nuovo precipitare: “Bisogna accettare il fatto che in questa situazione i focolai scoppieranno e saranno anche più frequenti in ottobre e novembre. La cosa più importante è dare messaggi chiari agli italiani senza dire bugie Bisogna dire che il rischio c’è, che non siamo in una bolla e che i comportamenti di distanziamento sociale e l’uso delle mascherine non devono essere abbandonati”, ha detto Crisanti a SkyTg24.

 

Se torna il coronavirus scatta il piano B

Risulta inutile addentrarci in un territorio minato e soprattutto incerto: non si può stabilire adesso cosa accadrà nei prossimi mesi. Quello che possiamo però rilevare è che non è assolutamente scontato che in autunno si ritorni fra i banchi di scuola.

Per questo bisogna considerare l’ipotesi di una nuova didattica a distanza: stavolta però le cose devono cambiare: il Ministero dell’Istruzione starebbe pensando ad un piano di riserva per il ritorno a scuola. Anzi, delle linee guida ad hoc predisponendo un piano organizzato per ricorrere alla didattica a distanza in caso di nuove chiusure.

Lo ha detto anche la Ministra Azzolina qualche giorno fa: il Ministero sta lavorando ad apposite linee guida che serviranno per agevolare il lavoro dei docenti.

L’idea quindi sarebbe quella di normare e regolare la didattica a distanza: si partirebbe dai decreti-legge 18 e 22 già convertiti, che riguardano proprio le norme specifiche sulla didattica a distanza e sullo svolgimento delle attività connesse, che sanciscono come la didattica a distanza sia diventata obbligatoria durante la sospensione delle lezioni, così come lo smart working per gli ATA.

Quello che ci si aspetta quindi, è che la didattica a distanza dovrà essere regolata tramite contratto collettivo nazionale. Ancora arrivano le lamentele di insegnanti che si sono detti negativi nei confronti della situazione di Dad appena conclusa. Pertanto da Viale Trastevere stanno provando a correre ai ripari.

Tutti i fondi per la scuola in presenza serviranno alla fine?

Un interrogativo connesso a questo tema è quello degli investimenti per il ritorno a settembre: Azzolina ha più volte spiegato che per riprendere la scuola in presenza si sta investendo un tesoretto complessivo di 5,6 miliardi.

Fra le varie voci di spesa spiccano i “famosi” banchi singoli per aiutare con il distanziamento. Eppure, come abbiamo già riportato, l’investimento su questa tipologia di banchi non sarà indifferente: già alcuni presidi hanno fatto notare che un banco di questa tipologia dovrebbe costare circa 400 euro.

Ora la domanda è: se in autunno poi si torna subito a casa a fare la didattica a distanza, che ne faremo dei banchi singoli? Potranno certamente essere riutilizzati per un nuovo rientro. Ma è chiaro che un investimento del genere possa essere “vanificato” da un momento all’altro per cause esterne e del tutto non imputabili all’amministrazione.

 

 

Fabrizio De Angelis

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