Il ritorno a scuola a settembre: un vero rebus. Tante sono le variabili. Molti sono i dubbi e le perplessità. Ma secondo il Ministero dell’Istruzione una cosa è certa: a settembre si tornerà in classe. Curva epidemiologica permettendo.
In questa caldissima estate a segnare le giornate e le settimane sono le linee guida per il rientro in sicurezza, i banchi singoli, i doppi turni e il distanziamento.
Da un lato l’amministrazione sta affrontando qualcosa di inedito, di non semplice gestione.
Dall’altro lato ci sono indicazioni non ancora chiare, “scaricabarili” pieni di responsabilità, “palleggiate” fra Roma agli Enti locali, passando per annunci o proposte che non avrebbero grande riscontro pratico.
E poi c’è lui: il tempo. Troppo quello perduto, secondo molti.
Pochissimo quello a disposizione per il rientro, secondo tutti.
A guardare con grande attenzione (e un po’ di apprensione) il ritorno a scuola ci sono i dirigenti scolastici, sulle cui spalle si caricherà il peso di settembre.
A La Tecnica della Scuola parla la dirigente Daniela Crimi, Dirigente scolastico del Liceo “Ninni Cassarà” di Palermo.
Rientro a settembre: fra distanziamento, orari ridotti e mascherine: cosa dobbiamo aspettarci?
Molti dirigenti scolastici hanno puntato il dito sull’eccessivo costo dei famosi banchi singoli e comunque sulla difficoltà di averne per tutte le scuole entro settembre. Conferma? Cosa ne pensa?
I banchi singoli saranno forniti dal commissario straordinario per l’emergenza, così è stato annunciato su tutti i giornali dal Ministero. Io personalmente ho inviato una nota Pec perchè vorrei certezza di ciò, considerato che sto acquistando altro.
Per esempio?
E gli interventi sull’edilizia scolastica? Si riuscirà secondo lei ad ultimare i lavori in tempo?
Gli interventi di edilizia spettano all’Ente locale. Qui si tocca una nota dolente. Le Città Metropolitane già da anni, indipendentemente dalla emergenza Covid, e ciò a causa della “soppressione” delle provincie, sono state esautorate di finanziamenti per le scuole. Ci dicono che adesso in questi giorni il Ministero dell’Istruzione ha assegnato loro dei fondi PON per questi interventi. Dubito che in così poco tempo, meno di un mese e mezzo, gli Enti locali possano vincere la loro pluriennale inerzia e intervenire. Noi come scuole stiamo destinando una parte dei finanziamenti ricevuti dal Ministero per piccoli interventi di manutenzione ordinaria, ma non abbiamo certo la capacità finanziaria di rifare tutti i sanitari, per esempio, o le palestre né del resto sono interventi che competono alle scuole.
Cosa ne pensa dell’idea dell’ANP di far valere il comportamento anticovid degli studenti ai fini del voto in condotta?
L’idea dell’ANP è assolutamente coerente con ciò che la cosiddetta “educazione civica” richiede. Questa non è teoria ma è soprattutto “pratica”. Ai nostri ragazzi, alunni ed alunne, non si richiede di essere cittadini domani, lo sono già oggi, alcuni anche maggiorenni,e comunque responsabili, in grado di esercitare i loro diritti e doveri. Oggi essere cittadini significa rispettare anche le norme anti Covid, quindi non vedo perchè non si possa fare, anzi abbiamo il dovere di insegnarlo a scuola. Diversa cosa è il giudizio sulla incoerenza con altri provvedimenti contrastanti, per esempio in Sicilia il Governo regionale ha disposto la deroga al distanziamento sui mezzi pubblici. Che senso ha allora distanziare a scuola. Ma i nostri ragazzi sono maturi, in grado di osservare anche queste contraddizioni.
Se dovesse tornare il covid ai livelli dei mesi precedenti, il Ministero starebbe già predisponendo un piano di riserva, con il ritorno della didattica a distanza. Come è andata nella vostra scuola lo scorso anno scolastico?
La dad è un rimedio estremo, ma ha funzionato molto bene. Io guardo i risultati finali, gli esiti e le competenze raggiunte. Sono state straordinarie. I ragazzi hanno acquisito ahimè per questa triste congiuntura una maturità diversa, forse più profonda.
Pensa quindi che la DAD possa essere una risorsa per la scuola italiana?
La dad è una risorsa straordinaria per la scuola italiana, da sviluppare ancora e non certo per l’emergenza ma indipendentemente come modalità di apprendimento cooperativo ed autonomo per alunni e docenti. Certamente non sostituisce la didattica in presenza, è banale continuarlo a ripeterlo, lo intuiamo tutti.
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