Si svolgerà martedì 20 aprile alle ore 17 l’annunciato incontro Governo–Regioni sulla riapertura delle attività, ad iniziare dalla scuola al 100% in programma dal 26 aprile. Fonti di agenzia confermano che uno degli argomenti all’ordine del giorno riguarderà proprio il ritorno dei ragazzi a scuola e il trasporto pubblico locale: tra le ipotesi sul tavolo quella degli orari scaglionati per l’entrata negli istituti superiori, ma anche l’eventuale innalzamento del 50% di presenza sui mezzi di trasporto per arrivare a scuola rispetto alla loro capienza massima.
È probabile che durante il confronto vengano affrontati altri temi sulle riaperture di altri settori, con conseguenti nuovi aggiornamenti sulle linee guida proposte.
Fedriga: dire la verità
In ogni caso, è più di un’impressione che il ritorno immediato al 100% in presenza degli alunni non sembri soddisfare gli enti locali.
Parlando a Zapping, il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha detto che “incontreremo il Governo insieme ad Anci e Upi che hanno sollevato le medesime preoccupazioni delle Regioni. Su questo ci dovrà essere un mix di soluzioni che non dev’essere solo sul trasporto ma anche sull’organizzazione scolastica e su le altre misure che prevedono una modulazione delle percentuali”.
Fedriga ha specificato che bisogna “trovare soluzioni ma” anche “raccontare la verità e dire fin dove è possibile arrivare, altrimenti si fanno danni. Meglio dire i limiti con chiarezza e serietà altrimenti non si risolvono i problemi”.
Le mancanze
Il presidente della Conferenza delle Regioni non li ha citati, ma è chiaro che si riferisce alle carenze più volte citate: la mancanza di vetture che trasportano gli studenti delle superiori, i monitoraggi e tamponi rimasti inespressi, gli spazi scolastici ristretti, l’areazione automatica solo auspicata e le vaccinazioni ferme alla prima dose fatta solo su due lavoratori su tre della scuola.
Subito solo orari scaglionati e trasporti in più (forse)
Tra le misure che il Governo starebbe studiando per rendere più sicuro il rientro della totalità degli alunni in classe dal 26 aprile vi sono gli orari scaglionati (alle superiori) per le entrate e uscite dagli istituti, mantenendo il 50% di presenza sui mezzi rispetto alla capienza. L’innalzamento di questa percentuale viene considerato pericoloso da molti. E, laddove possibile, si potrà aumentare qualche corsa di bus e pullman.
Solo per il nuovo anno, quindi a settembre, si lavora invece per avere test salivali rapidi agli studenti e vaccini in autunno anche a bambini, adolescenti e under 18: prima non se ne parla. Anche perché non vi sarebbe il tempo.
Il ministro Bianchi: ritorno ora segno importante
Per il ministro Patrizio Bianchi il bicchiere è mezzo pieno. “La volontà del premier Mario Draghi” di riportare tutti i ragazzi in presenza a scuola, ha detto il titolare del MI, “vuole essere un segno importante che pone la scuola prima di tutto”.
“Ed è una indicazione politica, nel senso più alto della parola, che diamo al Paese; i problemi li affronteremo, non siamo ciechi, nè distratti, siamo gente che lavora”, ha sottolineato ancora Bianchi.
I dubbi dei sindacalisti
Di diverso avviso si dimostrano i sindacati. “Sarebbe opportuno lasciare alle scuole la possibilità di decidere la percentuale di ragazzi a cui far frequentare, per esempio il 75% in presenza”, ha detto Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi.
Anche Mario Rusconi, leader Anp Lazio, mette la mani avanti: “La riapertura delle scuole del prossimo 26 aprile prevista dal governo con la presenza al 100% degli studenti delle superiori, più che un atto di fiducia verso la ripresa, ci sembra un ulteriore scaricabarile degli amministratori verso i dirigenti scolastici”. Sono tanti a pensarla allo stesso modo.
Secondo Francesco Sinopoli, a capo della Flc Cgil, “ci troviamo davanti a un atto di volontà politica non supportato da condizioni reali”.
“Per aprire le scuole c’è una volontà politica. Ma vediamo solo questa”, dice Pino Turi, segretario Uil Scuola.
Protocollo sicurezza: serve il rinnovo
Preoccupa, poi, la mancanza di rinnovo del protocollo per la sicurezza (la cui prima ed unica versione concordata risale alla scorsa estate) in vista proprio degli esami di Stato.
Secondo l’Ansa, il testo che si consegnerà nelle prossime ore al Comitato tecnico scientifico sarà sul modello di quello dello scorso anno, perchè avrebbe funzionato.