Il piano per il ritorno scuola a settembre? Trovare le 70 mila aule aggiuntive dove collocare oltre un milione di alunni che a settembre non potranno rimanere nelle loro scuole.
Le linee guida parlano chiaro: trovare spazi alternativi dove svolgere le lezioni. Fra questi spazi nuovi si parla di cortili e palestre scolastiche da utilizzare come aule. Ma utilizzare le palestre potrebbe essere una soluzione valida? Forse, ma la scelta nasconde subito un problema di non poco conto.
Infatti, se davvero le scuole iniziassero ad utilizzare le palestre come nuovi spazi dove collocare banchi, anzi banchi singoli e svolgere lezioni, significherebbe andare a penalizzare l’attività fisica degli studenti, con l’educazione fisica che potrebbe infatti risentire della nuova organizzazione.
Lo sa anche il CONI, che si è espresso sul tema: “Il ritorno tra i banchi creerà difficoltà complesse relative agli spazi e agli orari, con il rischio da un lato di sacrificare l’educazione fisica, materia che ha pari dignità con le altre e che deve essere adeguatamente considerata nella proposta organizzativa, dall’altro di mettere in ginocchio le realtà sportive legate soprattutto ai cosiddetti sport minori“, si legge sulla Gazzetta del Mezzogiorno.
Già, perchè secondo le nuove prospettive, da settembre il nuovo assetto post-covid potrebbe andare a danneggiare proprio l’educazione fisica: come si dovrebbero svolgere le lezioni pratiche di educazione fisica con banchi e sedie collocate in palestra? E’ certamente impensabile montare e smontare da un’ora all’altra un’aula a tutti gli effetti.
Ecco che allora, lo scenario appare proprio questo, con l’educazione fisica, o meglio, la lezione pratica, sacrificata in nome delle lezioni di italiano e matematica.
Certamente si tratterebbe di una situazione straordinaria, ma è chiaro che se si guarda la questione da ogni angolazione, il piano per settembre, se da un lato potrebbe provare a restituire una forma di normalità alla scuola, dall’altro non potrà contemplare molti aspetti di quella stessa normalità ricercata.
C’è anche un aspetto non secondario da non trascurare: le società sportive locali hanno solo da perdere dal piano scuola per il rientro a settembre: infatti, il rispetto dei protocolli di sicurezza comporterebbe costi aggiuntivi per società e associazioni che intendono utilizzare gli spazi delle palestre scolastiche per le loro attività.
A questo si aggiunge il taglio delle sponsorizzazioni, le quote di iscrizione ai corsi perdute, le difficoltà di sostegno agli operatori del settore.
E per finire: e se qualcuno venisse contagiato di chi è la responsabilità? Del dirigente scolastico o delle società? Tutti punti che vanno a costruire un clima di incertezza che a settembre si respirerà inevitabilmente.
A ben vedere, se da un lato con l’uso delle palestre scolastiche potrebbe servire a risolvere un aspetto del problema rientro a scuola, dall’altro ne solleva altri: sacrificare l’ora di educazione fisica e “azzoppare” le società sportive locali che utilizzano da sempre quegli spazi per le loro attività ma che in tali circostanze non potrebbero usufruirne.
Forse, è il caso di riflettere anche su questo. Magari coinvolgendo i ministeri competenti (Istruzione e Sport) e gli enti locali.
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