Mentre i contagi da Covid rimangono pericolosamente alti – con il tasso di positività attorno al 5%, quasi 20 mila nuovi casi e 400-500 decessi al giorno -, sale di settimana in settimana il numero di alunni che tornano a svolgere le lezioni in presenza. Da lunedì 12 aprile, si ritroveranno in classe poco più di 6,5 milioni di alunni: secondo i calcoli di Tuttoscuola, si tratta del 77% degli 8,5 milioni di alunni iscritti nelle scuole statali e paritarie. Quindi quasi otto allievi su dieci. Mentre poco meno di 2 milioni (22,9%) si svolgerà la DaD, con alternanza del 50% per gli studenti delle superiori nelle regioni in cui è consentito per poco più di un milione di alunni.
Il ritorno in classe per cicli
In assoluto, seguiranno le attività didattiche a scuola 1.393.010 bambini delle scuole dell’infanzia (il 100%), 2.605.865 alunni della primaria (il 100%), 1.485.028 alunni della scuola secondaria di primo grado (l’86,7%) e parzialmente in alternanza al 50% 1.074.632 studenti delle superiori (il 38,5%).
A fare lezioni in presenza saranno tutti gli alunni della scuola dell’infanzia e alunni e del primo ciclo, compresi quelli che si trovano in regioni classificate “rosse”.
Cresce quindi di un ulteriore milione il numero di alunni in presenza rispetto a quelli rientrati dopo Pasqua, quando si erano fermati a 5.483.903.
Il quadro regionale
Le regioni più interessate da questo ritorno in presenza dei ragazzi sono: la Lombardia con 1.192.037 alunni (e 209.776 in didattica a distanza), il Lazio con 687.592 (e 133.737 in DaD), la Sicilia con 614.891 (e 125.879 in DaD), il Veneto con 573.694 (e 106.402 in DaD), l’Emilia Romagna con 519.878 (e100.145 in DaD) e la Toscana con 419.124 (e 85.492 in DaD).
In calo la Sardegna, dove dopo Pasqua erano stati 170.004 gli alunni in presenza: da lunedì 12 ne avrà 106.560 (e 100.178 alunni in DaD).
Niente tamponi rapidi
Ma in quali condizioni si tornerà in classe? Diciamo subito che il quadro generale non è proprio rassicurante: i dati emessi dal ministero della Salute la sera di venerdì 9 aprile, infatti, ci dicono che nell’ultimo giorno sono stati 362.973 i tamponi molecolari e antigenici per il Covid-19, con un tasso di positività del 5,2%% (il giorno prima era al 4,7%).
Il lato positivo è che oltre l’80% del personale è stato vaccinato, anche se in attesa della seconda dose e una buona fetta del personale nutre più di qualche dubbio verso le dosi AstraZeneca, dopo i continui cambi di indicazioni da parte di chi gestisce la loro distribuzione.
Di tamponi a scuola, invece, non si parla più. Anzi, dopo che prima di Pasqua era stato indicato da più parti, politiche e sindacali, la necessità di ripartire con le lezioni in presenza garantendo una maggiore sicurezza anche attraverso tamponi rapidi (assieme all’introduzione di impianti d’aerazione, mascherine Ffp2 e trasporti aggiuntivi), le indicazioni ministeriali hanno messo in chiaro che si tratta di una disposizione inapplicabile.
In particolare, la circolare ministeriale firmata dal nuovo Capo Dipartimento Stefano Versari che fornisce alle istituzioni scolastiche un primo quadro sintetico e note di supporto sul decreto legge 44 recante “Misure urgenti per il contenimento dell’epidemia da Covid-19″, ha specificato che “l’attuale quadro legislativo nazionale non prevede la possibilità di subordinare la fruizione in presenza dei servizi scolastici all’effettuazione obbligatoria di screening diagnostici”. Quindi, i tanto annunciati screening permanenti, indispensabili per il rientro in sicurezza sono rimasti lettera morta. Almeno a livello nazionale.
Spetterà, comunque, ad ogni singolo istituto organizzarsi, nel prossimi giorni, per fronteggiare al meglio il Covid-19: attraverso il decreto legge Sostegni, ad ogni istituto autonomo è stato infatti in media assegnata una quota superiore ai 18 mila euro, proprio per sopperire a questo genere di esigenze in chiave di prevenzione dai contagi da Covid.
L’ordinanza di Arno Kompatscher
A livello locale, invece, vi sono alcune novità. In Alto Adige, ad esempio, un’ordinanza del governatore Arno Kompatscher ha stabilito che chi non svolgerà il tampone auto somministrato passerà automaticamente in Dad.
La decisione ha provocato più di una protesta: in alcuni casi gli alunni ‘obiettori’ sono stati accompagnati in un’aula separata. Su richiesta di genitori interessati, ha scritto l’Ansa, i carabinieri sono intervenuti in alcune scuole.
Secondo il consigliere provinciale di Fdi, Alessandro Urzì, “deve essere il governo ad intervenire: almeno la scuola statale è statale e deve essere esercitato il pieno diritto di controllo da parte del governo se ritiene che i suoi figli debbano essere considerati tutti eguali”.
Le proteste di Fratelli d’Italia
Sul caso hanno emesso una dura nota i deputati di Fratelli d’Italia, Paola Frassinetti, vicepresidente della commissione Cultura della Camera e responsabile nazionale istruzione, e Ella Bucalo, responsabile nazionale scuola.
“È davvero grave che in Alto Adige il Presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher obblighi gli studenti ad effettuare il tampone auto somministrato per consentire loro l’accesso a scuola. In questo modo viene negato il diritto allo studio ed è un atteggiamento intollerabile che viola palesemente la legge”.
Per questo motivo, Fratelli d’Italia ha presentato un’interrogazione al Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.
L’obbligo in Baviera
Il caso dei tamponi obbligatori non riguarda solo il nostro Paese. Da lunedì in Baviera si potrà tornare a scuola a condizione che personale e studenti si sottopongano infatti a ben due test settimanali obbligatori.
A deciderlo è stato il gabinetto del Land guidato da Markus Soeder. A seconda dell’incidenza settimanale dei nuovi contagi da Covid, inoltre, si potranno avere lezioni in presenza regolari (nei distretti in cui si rileveranno meno di 50 infezioni su 100 mila abitanti), per gruppi alternati (se il numero sarà compreso fra 50 e 100), o esclusivamente per dad, (sopra 100).