Questa domanda vorremmo rivolgere a tutti quelli che a livello centrale e periferico ci governano.
Che ci sarebbe stata una seconda ondata del coronavirus si sapeva, che le scuole avrebbero riaperto e vi era bisogno di insegnanti e banchi si sapeva, che gli utenti del trasporto pubblico sarebbero aumentati si sapeva, che gli ospedali avrebbero avuto dei problemi di sovraccarico si sapeva.
Quale soluzione dunque per risolvere il problema? Chiudere le scuole e riprendere con la didattica a distanza ben consci delle loro manchevolezze e dei loro ritardi.
Come mai non hanno programmato prima una diversa gestione dei trasporti? Un aumento dei mezzi di trasporto e delle corse nelle ore di punta?
Con la ripresa della “vita normale” si sapeva che ci sarebbero state più persone sui mezzi pubblici.
Dobbiamo interrompere la didattica in presenza perché non siete stati capaci di programmare per tempo?
No, non se ne parla. Tutte le scuole da mesi si sono attivate per facilitare la ripresa.
Il lavoro continuo, durante la parentesi estiva, della Dirigente Scolastica, dello staff, del DSGA e di tutto il personale Ata ha permesso di aprire, in sicurezza l’Istituto Alberghiero di Piedimonte Matese.
Si è passati, con il metro in mano, da un’aula all’altra per misurare le distanze giuste per poter permettere agli alunni di stare sereni in classe e svolgere con tranquillità le attività programmate. Si sono delineati percorsi, entrate, uscite, postazioni per misurare la temperatura e per i dispenser di gel disinfettante.
È stata predisposta una programmazione ben definita e strutturata per accogliere in questi primi giorni i nuovi studenti delle prime classi e per il ritorno degli iscritti agli anni successivi dopo mesi lontani da scuola.
Tutto funziona in modo egregio e il rispetto delle regole è per così dire “normalizzato”; tutti sono consapevoli e rispettosi della salute del prossimo e dell’importanza della prevenzione in questa fase.
Ma, al di fuori della scuola, queste norme non vengono rispettate e vi è stata una recrudescenza del contagio.
La nostra scuola, come tutte le scuole del paese, ha preso la cosa sul serio e consente di svolgere a tutti gli studenti le lezioni in aula o con la didattica integrata, nelle classi numerose, con metà classe in presenza e l’altra metà che segue da casa.
Si lavora tutti per continuare con tranquillità questo anno scolastico e si fa in modo che i contagi non avvengano nelle aule e si spronano i ragazzi a rispettare le regole specialmente fuori dalla scuola perché sarebbe un peccato interrompere un “sogno” per qualche comportamento leggero nella vita quotidiana.
Il problema non è nella scuola, ma fuori.
Quindi il Ministero dei Trasporti, quello della Salute e dell’Istruzione e i vari assessori delle Regioni si diano da fare per risolverlo, ma non sulla pelle degli studenti, dei docenti e dei genitori.
E se non siete capaci di programmare per tempo lasciate il posto a qualcuno che lo sappia fare.
Giacomo Venditti
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