Per trovare le 70 mila aule aggiuntive dove collocare oltre un milione di alunni che a settembre non potranno rimanere nelle loro scuole, mancano appena otto settimane, compreso il periodo di Ferragosto che rallenta tutte le attività: a sottolinearlo, con una certa preoccupazione, sono stati i rappresentanti dei maggiori sindacati dei dirigenti scolastici a colloquio con l’agenzia Ansa.
Secondo Antonello Giannelli presidente del’Anp, che rappresenta oltre 50% dei presidi italiani (quasi 5.000), “in questo momento l’accorpamento di classi non è necessario, ma in realtà ci sono molte questioni intrecciate: siccome stanno nascendo le classi per gli anni prossimi, può darsi che alcune classi terze debbano essere accorpate perché avevano pochi alunni. Con due classi terzi di 15 alunni se ne fa una sola di 30, perchè funziona così. Questa è la normale procedura della formazione delle classi che non c’entra niente con il piano di ripartenza, è una cosa completamente diversa”.
Giannelli sostiene che a settembre probabilmente “non ci saranno smembramenti o accorpamenti. Per le scuole che hanno dei giardini e cortili si potrebbero montare delle tensostrutture. Questa è un’altra idea. Laddove ci fossero questi spazi gli enti locali potrebbero metterci queste strutture per cui ci vuole davvero poco tempo per allestirle”.
Il leader dell’Anp ricorda che “quest’anno bisogna distanziare gli alunni in un certo modo, bisogna quindi capire la capienza delle aule. Laddove le aule non sono capienti, l’ente locale deve dare nuove aule. Tutto però dipende da scuola a scuola. Perchè ci sono scuole moderne in cui basta spostare dei tramezzi per raddoppiare l’aula”.
“Poi – continua – ci sono i conventi del Cinquecento e del Seicento, Roma è piena per esempio, però lì non si può spostare proprio nulla: o si trova un’aula fuori oppure qualche classe potrebbe non trovare spazio in quell’edificio, quindi l’ente locale deve trovare altre aule fuori e noi apriamo altre aule in altri edifici che l’ente locale mette a disposizione: questa è l’unica soluzione”.
Sulla riapertura delle attività didattiche in presenza, Giannelli ammette che “il rischio di non farcela c’è sempre: io sono fiducioso che si riesca a riaprire le scuole a settembre. Certo, serve uno sforzo molto importante da qui ad agosto. Si può fare ma è molto faticoso e bisogna impegnarsi duramente. Attualmente il primo passo è il censimento dei luoghi che è già in atto ed entro il 10 luglio gli Enti locali sapranno quante aule devo trovare“.
Il sindacalista ha quindi ricordato che la ministra Azzolina ha fatto “una stima del 15% degli alunni pari un milione e 200-300 alunni che hanno bisogno di nuove collocazioni, vedremo se poi questo dato si riduce”.
In conclusione, “gli aspetti problematici sono due: i luoghi e il tempo, perché mancano soltanto otto settimane”.
Secondo Roberta Fanfarillo, che guida i dirigenti scolastici della Cgil (circa 1.500 presidi) “sarà molto difficile per ogni classe trovare la possibilità di uno spazio aggiuntivo nel quale la classe si può dividere. Il timore è che a settembre questo piano non sia pronto perchè c’è poco tempo e il rischio è che in assenza di spazi, l’unica soluzione sia il ritorno in parte alla didattica a distanza e in parte alla didattica in presenza”.
Per aiutare i presidi, Fanfarillo ritiene fondamentale adottare un emendamento al Decreto Rilancio, presentato da Leu e Pd , in discussione nei prossimi giorni in Commissione: “Ci auguriamo che questo emendamento venga portato a termine per fare in modo che le scuole che hanno tra 500 e 600 alunni, possano finalmente avere un dirigente scolastico e non un reggente. E affrontare con maggiore tranquillità e in modo più organizzato e più sicuro questo periodo così difficile ed avere anche un direttore dei servizi”.
“Perchè le scuole sottodimensionate non solo non hanno un dirigente scolastico ma non hanno neanche il direttore dei servizi. Poichè si dovranno fare molti acquisti con i finanziamenti che arrivano, per esempio i banchi monoposto o supporti multimediali, bisognerà fare delle gare. E senza una segreteria che funziona con un suo direttore amministrativo titolare sarà molto difficile”.
Secondo Fanfarillo, altro punto fondamentale ancora in sospeso sono i recuperi degli studenti ammessi all’anno successivo pur in presenza di voti non sufficienti. “Il mese di settembre sarà un mese impegnativo non solo per quanto riguarda il problema strutturale, ma anche per quello che riguarda la programmazione delle attività di recupero. Per le quali noi abbiamo avuto delle prime indicazioni”.
Paola Serafin, responsabile degli oltre 1.500 dirigenti scolastici iscritti alla Cisl Scuola, “c’è ancora molto da fare, ma la prima cosa è capire come questo metro di distanziamento deve essere inteso all’interno delle aule. Sono in programma conferenze di servizio entro metà luglio. Ci attendiamo presto un confronto, penso il prima possibile. Siamo a luglio, le scuole devono assumere le delibere, devono decidere e il tempo è veramente poco. Stiamo un po’ correndo”.
“Lo scopo che ci proponiamo nel prossimo protocollo, perché è previsto un protocollo con le organizzazioni sindacali, e spero in tempi molto brevi, è proprio questo: definire esattamente una misura standardizzata che sia uguale per tutti e che consenta di effettuare i calcoli dovuti e di garantire la sicurezza degli alunni”.
Sul fabbisogno di aule necessarie, Serafin sostiene che i dati individuati “non sono completi e poi non danno conto dello stato degli ambienti. Perché posso avere un ambiente sulla carta che potrebbe ospitare dei ragazzi, ma poi magari quell’aula non è agibile, ci sono le crepe, è stata adibita a magazzino, sono spazi dedicati ad altre funzioni, c’è stato costruito un laboratorio, quindi quei dati devono per forza essere intrecciati con le rilevazioni che le scuole stesse faranno al loro interno”.
Ma quanto spazio per ogni alunno dovrà essere considerato? “Questo non è chiaro perché una cosa è la distanza lineare e una cosa è la distanza all’interno dell’aula. Nel momento in cui si esce dal banco quella distanza viene meno. Infatti noi vorremmo un chiarimento su questo. Sicuramente ci vorrà più personale docente e non docente. Se le linee guida prevedono la ricerca di spazi, gli alunni con qualcuno devono pur stare. Se la classe la divido in gruppo è evidente che servono più insegnanti e personale non docente”.
“Il personale Ata che sarà fondamentale se ci saranno turnazioni e l’uso delle scuole anche pomeridiano, per l’esigenza di sanificazione più intensa e continua: ogni volta che i gruppi si alternano bisognerà operare una pulizia più approfondita. Il personale necessario sarà indubbio in più, ma nessuno ne parla. Si parla degli spazi, ma non si parla del personale. C’è poi il problema degli alunni con disabilità, che necessitano di ulteriori attenzioni e bisogna garantirne assolutamente la frequenza; bisognerà capire se sarà necessario ridurre l’orario o meno. Ma non può essere fatto a spot, perchè – conclude Serafin – dobbiamo garantire una offerta formativa omogenea in tutto il Paese”.
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