Lo scrittore Eraldo Affinati
La riapertura delle scuole si avrà a settembre, ma la polemica politica su quanto sta accadendo nel mondo della scuola non accenna a diminuire. La questione del decreto scuola da una parte, il ritorno in classe dall’altra, sono tante le opinioni a confronto.
Su La Repubblica c’è spazio per la riflessione di Eraldo Affinati sulla lezione da 45′, un format più o meno nuovo nel mondo scolastico: “La ragione di partenza è la necessità di recuperare ore di insegnamento per i docenti che dovranno seguire più classi, divise per il distanziamento sociale. Dentro l’emergenza, però, si possono trovare opportunità per cambiare una scuola invecchiata”.
E poi: “Il livello di attenzione dei nostri adolescenti è calato. Superato il primo quarto d’ora di lezione, la loro concentrazione si abbassa. È un fatto. Oggi il rischio è quello della finzione pedagogica: fai finta di insegnare e i ragazzi fanno finta di ascoltarti. È decisamente meglio avere 40 minuti di un ascolto attivo, piuttosto di un’ora di passività. Certo, anche i quaranta minuti vanno valorizzati”.
Poi Affinati aggiunge: “Bisogna usare di più i laboratori, fisici e mentali, dove bambini e ragazzi possono partecipare senza azioni di sudditanza. Dobbiamo renderli protagonisti. Con trenta ragazzi davanti, uno diverso dall’altro, non puoi organizzare alcun percorso personalizzato. Una classe più stretta e calibrata è più efficace. Servono insegnanti, però, e la questione centrale resta la stessa: le risorse”.
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