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Ritorno in classe con 25mila casi Covid al giorno, le finestre aperte unico vero obbligo attuale: i virologi temono che non basterà

A dieci giorni dall’avvio del nuovo anno scolastico rimangono in piedi diverse incertezze sulle condizioni in cui riprenderanno le lezioni. La Nota ministeriale del 19 agosto sul Contrasto alla diffusione del contagio da COVID-19 in ambito scolastico conferma infatti che le disposizioni emergenziali, compreso lo stop alle vaccinazioni obbligatorie per il personale,  “esauriscono la loro validità al 31 agosto 2022”. La stessa Nota, firmata dal capo dipartimento Stefano Versari, sottolinea però anche che valgono come riferimento le recenti indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità. Le quali, a loro volta, lasciano aperta la porta ad una nuova “stretta” delle disposizioni preventive anti-Covid qualora i contagi dovessero tornare a dei livelli preoccupanti.

Si torna quasi alla normalità

Nel frattempo, ad inizio settembre si tornerà a scuola sostanzialmente con i comportamenti che saranno analoghi a quelli del periodo pre-Covid.

Rimarranno in vigore alcune regole, la maggior parte delle quali non preventive: come il divieto di accedere nelle strutture scolastiche con sintomi influenzali o febbre superiore a 37,5 gradi. E in presenza di uno o più casi di positività bisognerà sanificare di continuo le classi (anche senza organico aggiuntivo Covid).

Le aule sono le stesse di inizio 2020 e così il distanziamento minimo, anche in caso di recrudescenza del virus, sarà attuato solo dove possibile.

Nemmeno le mascherine – l’unico dispositivo che avrebbe protetto alunni, docenti e personale – saranno obbligatorie, tranne che per i soggetti “fragili”.

L’univo vero obbligo per tutti sarà quello di garantire ricambi d’aria tenendo aperte le finestre (poiché i sistemi di aerazione sono presenti non in più del 3 per cento degli istituti) anche quando le temperature saranno basse.

I timori motivati dei virologi

Al momento, ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, per la vaccinazione dei lavoratori “l’unico obbligo in questo momento che resta vigente riguarda il personale sanitario”.

La pandemia non è però finita e bisognerà adottare determinate accortezze.

“Avere una raccomandazione – ha sottolineato il ministro – non significa non avere comunque un elemento di responsabilità” e “non avere più un obbligo non significa che il virus è scomparso”.

Dello stesso avviso sono la maggior parte dei virologi, che continuano ad invitare ad assumere comportamenti cauti.

Per Massimo Ciccozzi, del Campus Bio-medico di Roma è vero che i contagi sono in calo (siamo sui 25mila nuovi casi al giorno), ma il numero dei decessi ogni ventiquattr’ore rimane altissimo: “è inammissibile avere oltre 100 morti al giorno di Covid. Così non è possibile convivere con il virus. Bisogna chiarire le cause”.

Anche secondo il direttore generale dell’Istituto Spallanzani, Francesco Vaia, “i numeri del Covid scendono ma non aspettiamo inerti l’autunno che verrà presto. Dobbiamo mettere in sicurezza le scuole, i trasporti e i luoghi della socialità o saremo punto a capo. Siamo al 20 agosto e ancora non si vedono azioni concrete su questo fronte”.

Non tutti sono d’accordo

Tra i politici, soprattutto del Centro-Destra, invece, si spinge invece per il ritorno alla normalità.

“La diffusione del Covid nelle ultime settimane è rallentata, il 90% degli italiani è vaccinato, non possiamo pensare di usare le stesse armi di due anni fa per difenderci”, ha detto Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria e di Italia al centro, che non vuole sentire parlare di

“Dobbiamo imparare a convivere con il virus non solo a parole ma nei fatti – ha continuato Toti – come stanno facendo in tutta Europa. Lasciare la responsabilità di scegliere alle singole scuole è una mancanza di buonsenso e coraggio nel prendere una decisione che i nostri ragazzi non meritano di pagare. Sarebbe un fallimento non solo della politica anti Covid ma di tutta la politica”.

“La prima campanella suonerà fra poco più di tre settimane, il tempo delle ambiguità è finito: vogliamo i nostri ragazzi e bambini in classe senza mascherina, diciamolo chiaramente e lavoriamo per questo”, ha concluso il presidente della Regione Liguria.

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Alessandro Giuliani

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