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Ritorno in classe, la Francia spiazza tutti e anticipa all’11 maggio. Renzi: giustissimo, anche noi esami a scuola

La Francia, dove sembrava che non si dovessero fare nemmeno gli esami di maturità, spiazza tutti e decide quello che nessuno si aspettava: nel giorno di pasquetta, alla vigilia della pubblicazione dei nuovi consigli dell’Oms ai Paesi orientati verso l’eliminazione delle restrizioni per il Covid-19, il presidente Emmanuel Macron ha annunciato che i francesi resteranno casa solo un mese. E ha dato appuntamento per la “rinascita” all’11 maggio. “Da quel giorno – ha detto – saremo in grado di testare chiunque presenti un sintomo e metterlo in quarantena”. Lunedì 11 maggio saranno riaperte pure le scuole, seppure in modo graduale.

L’Italia sembra orientata diversamente

Anche su questo fronte, in Francia (dove il Coronavirus è “esploso” dopo l’Italia) sembrano andare nella direzione opposta degli scienziati della nostra Penisola: se in Italia, il virologo milanese Fabrizio Pregliasco sostiene che occorre ritardare il più possibile l’ingresso scuola dei piccoli, perchè possono essere veicolo del virus, in Francia i primi a tornare in classe saranno proprio i bimbi della scuola dell’infanzia; poi toccherà alle elementari, successivamente a medie e licei, mentre per le università transalpine se ne riparlerà dopo l’estate.

Inoltre, nel Belpaese la data di sbarramento per tornare a scuola è già stata fissata al 18 maggio, con buone possibilità di continuare la didattica distanza sino alla fine dell’anno scolastico, con tanto di scrutini ed esami on line.

Renzi: preferivo che si facessero gli esami a scuola

A sposare il ritorno repentino alla normalità deciso da Emmanuel Macron, possibilmente pure nelle classi scolastiche, è Matteo Renzi.

Commentando a caldo, a “Quarta Repubblica” su Rete 4, le parole del presidente francese, l’ex premier ha detto: “Penso che quello che ha detto Macron sia giustissimo, ci sarà un nuovo mondo dopo il virus. Tuttavia per qualche mese dovremo vivere in una normalità strana. L’11 credo che la Francia riaprirà le scuole e credo che da noi no”, ha detto il leader di Italia Viva.

“Mi piacerebbe – ha aggiunto Renzi – che l’Italia potesse parlare anche del dopo. Avrei preferito che si facessero gli esami a scuola. Abbiamo deciso di no, ma allora mandiamo due miliardi agli enti locali per lavori di ristrutturazione delle scuole. Per una settimana leviamo di mezzo la burocrazia e facciamo delle gare immediate e mettiamo a posto le scuole”.

Per Renzi, è assurdo che “l’acciaieria di Brescia è chiusa e quella di Lipsia no. In Francia aziende italiane sono aperte, da noi no. Facciamo regole uguali per tutti. Non sto dicendo – ha detto ancora il segretario di Italia Viva – che non dobbiamo prendere sul serio la sicurezza, ma questo vale anche per le cassiere dei supermarket che non sono lavoratrici di serie B“.

Già nei giorni scorsi Matteo Renzi aveva indicato come possibile l’apertura delle scuole per “almeno i 700mila studenti delle medie (quindi solo del terzo anno n.d.r.) e i 2 milioni 700mila delle superiori”. Sarebbe bello rivederli presto, aveva detto Renzi,”tutti di nuovo in classe, mantenendo le distanze e dopo aver fatto comunque a tutti un esame sierologico, una puntura su un dito e con una goccia di sangue si vede se hai avuto il virus”. 

Rezza (Iss): serviranno toppe in continuazione

La linea della cautela dei nostri epidemiologi però non cambia. La posizione di Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, che si è detto propenso “nel fare una riflessione per posporre la riapertura delle scuole al prossimo anno”, il 13 aprile è stata confermata da Giovanni Rezza, dell’Istituto superiore di sanità e componente del Comitato tecnico-scientifico nella conferenza stampa alla Protezione civile.

“Il virus – ha detto – non stopperà purtroppo la sua circolazione. A Wuhan ci sono riusciti prendendo misure incredibili, ma ora hanno un effetto ritorno. Da noi c’è una tendenza alla diminuzione. Però il virus continuerà a circolare e dovremmo mettere toppe in continuazione”.

E Rezza ha frenato anche sulla riapertura delle scuole, come per la ripresa per le partite di calcio: sono contesti dove la distanza tra gli “attori” è troppo ravvicinata e il rischio contagio sarebbe alto.

Alessandro Giuliani

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