Mascherine da indossare, anche tra gli insegnanti; tutorial per docenti, personale e genitori degli alunni; finestre di aule e laboratori da aprire con frequenza, anche ogni dieci minuti; no alle barriere in plexiglass. Le indicazioni di Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia di Padova, sono giunte il 12 giugno nel corso di un incontro con insegnanti e famiglie, organizzato dal Comune di Padova sulla riapertura di scuole e centri estivi.
Il virologo non ritiene che docenti e personale Ata, che in oltre 300 mila casi hanno più di 55 anni di età, quindi potenzialmente più esposti ad un eventuale ritorno del Covid-19, debbano seguire particolari comportamenti preventivi. “Per proteggere gli insegnanti le mascherine sono sufficienti”, ha detto Crisanti.
Nessun riferimento viene quindi fatto ai tanti lavoratori della scuola più a rischio, considerati non a caso “fragili”, e che secondo l’Inail bisognerebbe attuare “una sorveglianza sanitaria eccezionale per i lavoratori con un’età superiore 55 anni”, tanto che “si potrebbe valutare, in assenza di copertura immunitaria adeguata, (verificata con test sierologici) la possibilità di un giudizio di inidoneità temporanea al lavoro”.
In generale, la riapertura delle scuole, subito sotto forma di esperienze ludiche aperte ai bambini più piccoli, non comporterà rischia particolare per i lavoratori: “se consentiamo agli adulti di andare allo stadio e in discoteca, non vedo problemi per le scuole”.
Ha anche specificato che “una classe con bimbi di 7-8 anni è più sicura di una situazione con adulti che bevono spritz o fanno una festa a casa”.
Il direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia di Padova ha anche detto che “bisogna sorvegliare il personale, vietare l’ingresso dei bambini con la febbre per evitare situazioni di panico e incoraggiare le vaccinazioni antinfluenzali. Io farei un tutorial per insegnanti e genitori, così saranno tutti consapevoli delle misure adottate”.
In generale, il virologo ha detto che “con l’inizio delle scuole siamo disponibili a fare degli studi per capire come è avvenuta la diffusione del virus nella comunità scolastica in passato. Sarebbe interessante fare dei campionamenti sierologici a varie fasce d’età per corroborare le nostre affermazioni”.
Parlando dei nidi, Crisanti ha detto che se un bimbo ha un aumento della temperatura mentre si trova a scuola – ha aggiunto – bisogna pensare a una stanza dove tenerlo per non lasciarlo a contatto con gli altri bimbi. Insegnanti e addetti devono sapere che se non si sentono bene o hanno parenti malati devono comunicarlo e non andare a scuola”.
Una stanza aggiuntiva, per accogliere alunni e personale con febbre o malessere, quindi potrebbe essere prevista anche dalle scuole di ogni ordine e grado quando riapriranno a settembre.
“Inoltre i presidi devono sapere i luoghi di residenza del personale, e in caso di focolaio la persona che vive in quella zona non deve andare a scuola anche se sta bene”.
Secondo l’esperto, “la sicurezza nelle aule dipende anche dal numero dei ricambi d’aria: farne cinque all’ora riduce la carica microbica del 90%. Invece sconsiglio le barriere ostacolano la circolazione dell’aria. La compartimentazione fisica degli spazi è inutile e controproducente”.
Crisanti ha anche sottolineato che “con gli adolescenti si possono implementare misure come mascherine e distanziamento che nelle scuole materne e negli asili nido non si possono adottare. Come si fa a mettere un bimbo in un cerchio? Bisogna essere realistici”, ha concluso.
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