La scuola è un mondo molto complesso, difficile da comprendere in tutti i suoi aspetti. Essa è una comunità di soggetti, persone che hanno rapporti giuridici tra loro, ma anche e soprattutto rapporti umani.
La scuola non è né potrà mai essere un’azienda o comunque non potrà mai essere veramente gestita come una società per azioni. Se non si parte da questa premessi, nessuna riforma centrerà il problema di una scuola efficiente ed efficace! La scuola è innanzitutto una comunità educante. Una delle sue finalità è, senza ombra di dubbio, la formazione umana dell’alunno nel rispetto delle sue idee e delle sue inclinazioni e in accordo con gli indirizzi educativi delle famiglie. Negli ultimi anni la verifica e la valutazione degli apprendimenti ha preso il sopravvento sull’aspetto umano ed educativo della formazione.
Il tutto, va detto, con l’obiettivo di essere il più oggettivi ed equi possibili nella valutazione degli alunni. Cosa buona e giusta; ma oggi si discute addirittura di eliminare i voti , posizione forse estrema , ma sintomo di un rifiuto di una scuola in preda all’ansia di valutare piuttosto che formare umanamente e culturalmente l’individuo. In questo senso va invece la rivalutazione del comportamento dell’alunno, diventando un elemento fondamentale nel giudizio dell’alunno. Ed i criteri per stabilire il livello di comportamento dell’alunno prevedono non solo la buona educazione, ma il grado di partecipazione e di interesse alle attività didattiche curriculari ed extracurriculari.
La partecipazione attiva ed interessata alle attività necessarie per lo svolgimento dei programmi del corso di studi scelto è forse il criterio più importante per ” promuovere “, cioè fare andare avanti nel corso di studi, oserei dire indipendentemente dal livello di apprendimento.
La scuola forma, infatti, la persona come cittadino consapevole e pienamente integrato ed attivo nella società in cui si troverà a vivere ed operare. Il buon livello di apprendimento e d’istruzione sarà una marcia in più, ma non priverà colui che quel buon livello non ha, di essere un buon cittadino.
La scuola è una comunità di lavoratori. Gli stessi alunni, pur non potendosi inquadrare secondo il diritto del lavoro come lavoratori, prestano le loro energie mentali ed intellettuali per diventare buoni cittadini.
I lavoratori della scuola vivono un periodo difficile, ormai marinai di una nave in balia di una tempesta. Il loro lavoro ormai è anche poco riconosciuto dalla società civile. Che importanza ha un insegnante , quando i media mi dicono come posso raggiungere la vetta senza cultura, senza sacrificio? Basta che sappia vendere il mio “prodotto”.
Allora gli operatori scolastici sono socialmente poco considerati, intrattenitori di figli che si “depositano ” a scuola in attesa del tempo per l’inserimento nel mondo del lavoro. Appare evidente che va recuperata l’identità della scuola e va ripristinato e riconsiderato il suo ruolo sociale.
Si parla di” scuola aperta”; ma così facendo non si rischia ancora una volta di dare l’idea che la scuola è una sorta di contenitore generale di tutte le falle della politica giovanile. La scuola non può essere una ” totoagenzia educativa”! Non snaturiamo la scuola ,per rispondere ai disag , condivisibili, di una politica giovanile che non sa inventarsi altro che mandare i ragazzi dalla mattina alla sera a scuola. Insomma inventiamoci altro! Dove sono le altre agenzie educative della società?