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Rivedere il sistema pensionistico, ma a quale prezzo?

Ho letto del recente incontro tra sindacati e governo sul tema della riforma delle pensioni. Come cittadino e lavoratore rimango sconcertato di fronte all’esito di tale incontro: i sindacati si sforzano di dire che è andata tutto sommato bene, che apprezzano l’apertura del Governo a rivedere il limite di 67 anni di età per la pensione di vecchiaia.

Già, ma a quale prezzo? Impoverendo le già magre pensioni delle oneste lavoratrici e degli onesti lavoratori che dopo oltre quarant’anni di contributi, regolarmente versati, rischiano di vedersi decurtato l’assegno del 30%.

I toni del sindacato sono, a mio avviso, eccessivamente acquiescenti nei confronti di un Governo che sul tema delle pensioni ha avuto, fin dal suo esordio, un atteggiamento di aggressiva chiusura, in nome di un falso problema: quello della sostenibilità delle pensioni per le casse dello Stato nel medio e lungo periodo.

Innanzitutto i conti dell’INPS sono sempre un vero mistero: non si capisce mai quanto sul suo bilancio influisca il costo delle pensioni e quanto, invece tutto il resto (ricordo che siamo uno dei pochi Paesi europei ad avere un unico ente che gestisce pensioni e la previdenza sociale in genere); in secondo luogo il Governo parte dal presupposto di base che a determinare la possibilità di andare in pensione debba essere quello dell’età anagrafica e non tanto quello dell’età contributiva e ciò reputo che sia profondamente sbagliato: dopo quarant’anni di contributi e con un’età anagrafica di almeno 62 anni, un lavoratore, opportunamente ricalcolato e rivalutato il proprio montante contributivo, si è ampiamente pagato la propria pensione!

Sono indignato per l’atteggiamento che questo Governo ha nei confronti di chi per decenni ha contribuito alla crescita del benessere e della ricchezza del Paese: quello di elargire un obolo, una concessione benevola dello Stato a persone che osano chiedere un trattamento pensionistico equo e dignitoso!

E infine sono arrabbiato, come cittadino e come persona, per il tentativo, portato avanti anche da tanti media, di far passare la riforma delle pensioni come l’atto eroico di uno Stato che vuole pensare al futuro pensionistico delle nuove generazioni che noi, prossimi pensionandi, vorremmo usurpare loro con le nostre “esose richieste”: tentare di mettere una generazione contro un’altra non è mai una buona idea e la Storia lo dimostra! Ai giovani, contestualmente ad una pensione dignitosa, va garantito il lavoro!

E non ci vengano a dire che mancano i soldi per le pensioni: ogni anno in Italia ci sono 108 miliardi di euro di EVASIONE fiscale (la metà circa del PNRR)!!!

Se lo Stato (e questo Governo) fossero in grado di recuperare anche soltanto la metà di tale cifra, le pensioni e tutta la spesa per il Welfare non sarebbero più un problema!

I Sindacati ci pensino bene prima di scodinzolare attorno all’eroe di turno, Salvatore dell’Europa e della Patria: le lavoratrici e i lavoratori questa volta potrebbero davvero averne piene le tasche di entrambi…

A.F.V.

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