Quasi la metà degli edifici scolastici siciliani sono stati costruiti prima del 1900, per cui, stando alle statistiche, e considerato che è passato più di un secolo, potrebbero reggere a una scossa sismica di una certa portata? Difficilmente. E in più, la Sicilia, come è noto, è una regione a grande rischio terremoti, per cui l’attenzione su tali edifici dovrebbe essere massima: ma lo è?
Secondo Adriano Rizza, segretario regionale della Flc-Cgil che insieme alla Fillea hanno condotto uno studio sullo stato di salute dei 4.000 edifici scolastici presenti in Sicilia, e pubblicato sul quotidiano La Sicilia di Catania, la sicurezza e l’attenzione mancherebbero anche perché non tutte queste costruzioni sarebbero in condizioni di garantire una serena permanenza di alunni, docenti e personale. E infatti, sostiene Rizza, moltissime strutture non rispetterebbero nemmeno gli standard di sicurezza, tra cui, che è poi importantissimo come è stato detto, l’adeguamento sismico.
Altro elemento importante, che depone molto negativamente sulla edilizia scolastica siciliana, sta nel fatto che il 70% degli edifici scolastici non ha la certificazione di agibilità e l’80% non dispone della documentazione che ne attesti l’efficacia delle dotazioni antincendio.
Ma non solo, c’è pure il problema dell’efficienza energetica, considerato che solo nel 30% degli immobili isolani ci sono quelle apparecchiature idonee per consentire ai ragazzi di studiare serenamente e al personale di lavorare. Altro che condizionatori.
In pratica, dice Rizza, su questo fronte, le aule siciliane dotate di condizionatori funzionanti sono una rarità. Addirittura, gli stessi riscaldamenti non sono affatto all’avanguardia e in tutte le scuole sono perfettamente funzionanti, come ben dimostrano quei ragazzi che l’anno scorso, in una scuola del palermitano, furono ricoverati in ospedale per ipotermia.
Basta così? No affatto.
Secondo il segretario della Flc-Cgil della Sicilia, le scuole dell’isola non aiuterebbero nemmeno l’inclusione degli alunni con disabilità che sarebbero oltre 30.000, ma solo il 25% degli istituti ha abbattuto le barriere architettoniche.
Il vero ostacolo, secondo Rizza, sarebbero le risorse finanziarie, mentre i fondi del Pnrr, pur essendo arrivati, non sarebbero stati spesi in maniera adeguata per eccesso di burocrazia o per mancanza di personale specializzato o idoneo a istruire pratiche.
E poi, il grande paradosso, secondo Riza, sta nel fatto che se per un verso mancano i condizionatori e l’acqua entra dai tetti senza manutenzione e i soffitti crollano per umidità e eccesso di incuria e i termosifoni funzionano male, dall’altro i depositi sono pieni di tablet, pronti per una nuova pandemia.
Inoltre, dice il segretario Flc-Cgil, si cerca di capire il futuro, indagando l’Intelligenza artificiale, ma poi tante scuole di Sicilia non hanno la certificazione di agibilità.
E per finire, dichiara Rizza, oltre a queste calamità strutturali, sono arrivati pure i tagli del Governo che ha chiuso scuole, anche di prossimità, agevolando in tal modo la dispersione, gli abbandoni e la povertà educativa, ma soprattutto creando ghetti, visto che molti borghi e periferie sono stati privati di quell’unica agenzia formativa, la scuola appunto, che può dare speranza per il futuro e formare cittadini consapevoli del domani che l’aspetta.
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