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Roberto Colletti, docente nella scuola secondaria a 21 anni: “Tanti mi scambiano per un allievo” – INTERVISTA

Secondo una ricerca recente di Forum PA, la crescita culturale degli otto milioni di studenti italiani è affidata al corpo insegnante più vecchio d’Europa, la cui età media è di 51 anni, per cui due insegnanti italiani su tre sono ultracinquantenni, ben l’11,3% ha più di 61 anni ed appena lo 0,2% ha meno di 30 anni. Nei paesi Ocse, invece, in media i docenti giovani under 30 sono il 10%.

Ma chi sono i docenti italiani più giovani, coloro che invece fanno abbassare la media nazionale?

Tra di loro c’è Salvatore Scilanga, 20 anni, che insegna all’ITC Gadda Rosselli di Gallarate, Adele Federico di Salerno, che ha cominciato ad insegnare a Udine a soli 18 anni, Mario Pavone, della provincia di Teramo, anche lui docente a 19 anni.

Roberto Colletti, classe 2003, è uno dei più giovani professori in Italia, sicuramente lo è nella sua regione, il Piemonte, dove insegna la disciplina B-022 laboratori tecnici e tecnologici delle comunicazioni multimediali, all’Istituto di Istruzione Superiore “Erasmo da Rotterdam” di Nichelino, un Comune nella cintura di Torino, una scuola con 47 classi, suddivise in 5 indirizzi, con un corpo docente che conta 160 insegnanti.

Abbiamo chiesto al professor Colletti, che da subito ha confessato che ancora oggi sono in molti a scuola a confonderlo con un allievo, come e quando ha deciso di diventare professore.

Vengo da una famiglia dove la scuola, l’istruzione e lo studio sono sempre stati centrali. Mio padre è un docente. Mi è sembrato quindi naturale seguire le sue orme e quando, dopo aver frequentato il Tirocinio formativo Attivo – TFA, dove ero il più giovane tra i futuri abilitandi, ho capito che quella dell’insegnamento sarebbe stata la mia carriera. Il percorso formativo del TFA mi ha confermato nelle mie decisioni e mi ha sicuramente dato una buona preparazione, per entrare in aula con sicurezza.

Come è stato il suo primo giorno in aula da docente?

Sicuramente ero in ansia, benché non fosse la mia prima esperienza lavorativa – ho lavorato in azienda – ma devo dire che grazie al contributo dei colleghi e delle colleghe tutto è andato molto bene, mi hanno presentato alle classi e ancora oggi il supporto degli altri docenti è fondamentale per me.

Come vive la relazione con gli alunni e le alunne, alcuni dei quali sono quasi suoi coetanei?

Sin dai primi giorni ho fatto molta attenzione ad una serie di azioni, che magari involontariamente, mi avrebbero posto in situazioni rischiose. Mi spiego, seppure proprio per la disciplina che insegno si crea un ambiente di apprendimento più informale, che privilegia la creatività, d’altra parte ho da sempre stabilito regole di base di reciproco rispetto. Sono sincero, nelle relazioni con i ragazzi mi sento più libero, rispetto alle ragazze. In ogni caso, seppure in rapporti più liberi proprio dovuti al fattore generazionale, che possono prevedere battute, scherzi, per esempio durante l’intervallo, rimane fermo che si tratta di una relazione tra docente e allievi. Fino ad ora, se si considera che sono ancora tanti coloro che mi scambiano per un allievo e il che comunque mi fa sempre sorridere, tutto va a gonfie vele.

Carmelina Maurizio

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