Secondo una serie di criteri che tengono conto del valore di Isef calcolato sulla base di indicatori quali l’indebitamento, le spese per il personale e, soprattutto, le tasse universitarie, è stata percorsa una strada per la ripartizione delle future immissioni in ruolo, che ha tolto punti organico derivanti dai pensionamenti di alcuni atenei (generalmente, ma non sempre, quelli del Centro-Sud) per concederli ad altri (generalmente, ma non sempre, quelli del Nord).
In altre parole è stata portata a termine una sorta di “Robin-Hood” al contrario. Sempre con riferimento ai punti organico l’ateneo che in termini assoluti è stato più avvantaggiato è il Politecnico di Milano, che si ritrova con ben 20,42 punti organico “in più” rispetto a quelli teorici che avrebbe ottenuto con un turn-over al 20% (spending review del governo Monti ). Anche la Scuola Superiore Sant’Anna (turn-over 212%) e la Scuola Normale di Pisa (turn-over 160%) sorridono per gli effetti di questo meccanismo.
Piangono invece gli atenei del Sud, con la “Federico II” di Napoli che si attesta come l’Università che ha subito la più alta perdita in termini assoluti (-18,83 punti organico). In termini percentuali, gli atenei più colpiti sono a pari merito Foggia, Siena, Seconda Univ. di Napoli, Bari, Messina, Sassari, Palermo, Cassino, Molise, con un taglio pari a -66%.
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