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Robot con emozioni: anche in Italia parte la ricerca

Realizzare robot sempre più simili all’uomo, che siano in grado di provare emozioni. La notizia non è nuova se si guarda agli avanzati centri di ricerca statunitensi o nipponici, ma lo diventa se ad avviare l’iniziativa è un’Università italiana: quella degli studi di Genova, per l’esattezza, che in collaborazione con l’Istituto Italiano di Tecnologia ha indetto un bando internazionale per dieci posti di dottorato di ricerca in "Tecnologie umanoidi". A loro spetterà l’ardito compito di tentare la "realizzazione di robot e sistemi artificiali con capacità funzionali simili a quelle dell’essere umano".
L’assunto da cui parte il progetto è proprio quello che i robot dovranno incarnare soluzioni tecnologiche con capacità mentali e caratteristiche meccaniche derivanti dai tessuti muscolari e nervosi dell’uomo. Robot, in parole povere, che attraverso sensori e attuatori innovativi basati su micro e nano-tecnologie, siano in grado di assolvere lavorazioni e faccende di uso comune, ma che soprattutto potranno provare e trasmettere delle emozioni.
"Solo così – fanno sapere i docenti dell’Università di Genova ideatori del corso – potranno essere in grado di interagire, esprimere emozioni e comunicare a diversi livelli, riproducendo così alcune delle più interessanti funzioni umane". Insomma dei robot, in stile "Io e Caterina" di Alberto Sordi, che però siano in grado di provare in qualche modo dei sentimenti.
Ma chi può essere candidato a creare i robot del futuro? Gli ideatori del corso, insistendo sulla sua forte connotazione multidisciplinare, affermano che la ricerca si orienterà attorno a tre piattaforme ben definite: neuroscienze, nanobiotecnologie e robotica. L’ampio ventaglio di competenze necessarie ad produrre sistemi umanoidi apre quindi la possibilità di accedervi a laureati provenienti sia da diverse facoltà scientifiche (Ingegneria, Fisica, Medicina, Biologia e Matematica), ma anche umanistiche, come Filosofia.

Alessandro Giuliani

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