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Robot, ecco perché aiuteranno i docenti ad insegnare e gli alunni a fare i compiti

Tra dieci anni i robot saranno i compagni intelligenti dell’uomo; entreranno sempre più nelle nostre case e saranno in grado di migliorare la nostra vita. Anche per la didattica. Questo è il quadro di un futuro, ormai prossimo, raccontato dagli esperti di robotica intervenuti alla presentazione del libro “I Robot e noi”, dell’ex ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, che insegna Bio robotica alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa tenuta al Conservatorio di Musica Nicola Sala di Benevento.

Robot utili anche per formare i giovani

Entro il 2019 avremo circa 2,6 milioni di robot intelligenti nelle industrie, mentre i robot domestici saranno nei prossimi dieci anni non meno di 30 milioni. Questi i dati tracciati da “The future of Jobs”, un rapporto presentato al World Economic Forum di Davos.

Secondo queste previsioni, i robot hanno alta possibilità di diventare i nostri assistenti personali, i nostri domestici, ma anche gli educatori dei nostri ragazzi aiutandoli ad esempio nel fare i compiti. O addirittura potrebbero sostituirsi ai docenti per svolgere alcune attività formative o affiancarsi ad essi, utilizzando programmi avanzati di intelligenza artificiale.

Ci si arriverà per gradi

Entro 10 anni i robot saranno diffusi nelle case come adesso lo sono i pc, ma ci si arriverà per gradi”, ha detto nel suo intervento Bruno Siciliano del laboratorio di robotica Prisma Lab dell’università Federico II di Napoli. Robot che non saranno umanoidi al 100% come quelli che per anni ci siamo immaginati e ci hanno fatto vedere nei film di fantascienza, perché come hanno spiegato gli esperti la tecnologia non è ancora arrivata al punto di consentire loro di camminare agilmente come una uomo per intenderci.

Ma hanno aggiunto, si tratterà di robot personali, una via di mezzo tra l’aspetto di Pepper il robot giapponese che si sposta sulle ruote e Jibo il robot di compagnia a forma di sfera sviluppato dal Massachusetts Institute of Technology, (Mit), in grado però, ed è questa la grande novità, di personalizzarsi secondo le esigenze delle persone.

Dall’ambiente scientifico a quello quotidiano

Una robotica che si sposterà, quindi, da un ambiente prettamente scientifico ed industriale a quello consumer, cioè per tutti i cittadini che lo useranno cosi come oggi avviene per un comune smartphone.

In questa direzione va l’interessante laboratorio didattico lanciato dalla Fondazione Agnelli in collaborazione con Comau, aperto a oltre 2500 studenti e ai docenti di tutte le scuole di Torino e del Piemonte. Un progetto di grande successo visto che le iscrizioni in questa prima fase si sono esaurite in 4 giorni, mentre dal 18 gennaio partiranno le richieste per la seconda fase.

Il caso Combo

Il progetto prevede l’utilizzo di un robot denominato combo che consentirà di sperimentare nuovi modi di insegnare agli studenti in grado, ha raccontato John Elkann, vicepresidente della Fondazione Agnelli “di apprendere la matematica, la fisica e l’economia con i robot, mentre i docenti scopriranno come insegnare in modo innovativo le basi delle nanotecnologie e della programmazione. Iniziative come Combo innovano i percorsi formativi con una didattica attenta anche ai saper pratici”.

Il tema di fondo è il fatto che nei prossimi 30 anni molti dei profili professionali richiesti dal mondo del lavoro sarà completamente diverso da quello attuale.” E la loro evoluzione dipenderà in gran parte dallo sviluppo delle tecnologie e dalla conseguente evoluzione del pensiero di una persona“, ha aggiunto il direttore generale dell’Usr Fabrizio Manca.

Ma uno dei temi da affrontare il prima possibile oltre a quello etico è l’aspetto della sicurezza: occorre evitare che i robot raccolgano i dati personali per successive “profilazioni” ad usi commerciali.

Dino Galuppi

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