La robotica potrà spalancare le porte al mondo del lavoro, soprattutto tra i giovani.
Notevoli sono infatti le prospettive che si stanno aprendo in questo settore, interessanti in particolare modo per chi si sta ancora completando il proprio percorso di studi.
Questo è quanto emerso durante il dibattito Al Campus Party di Milano nell’ambito della tavola rotonda organizzata “Young Women Network” lo scorso Luglio, intitolata “Donne 4.0”.”
Come ha sottolineato Fiorella Operto presidente della scuola di Robotica “oggi il campo della robotica e in generale delle discipline tecniche è decisamente più aperto di quanto non lo fosse 40 o 50 anni fa, alla metà del 20simo secolo”.
Come riportato nella pagina web di StartupItalia, gli esperti intervenuti nel dibattito, che aveva l’obiettivo di analizzare le opportunità di lavoro dell’universo femminile, hanno evidenziato come “non ci sono differenze di tipo fisiologico tra uomini e donne, dunque il completamento degli studi e l’eccellenza nelle discipline tecniche è solo questione di impegno e perseveranza. La presenza delle donne può in più offrire un punto di vista nuovo e originale a uno stato dell’arte che troppo a lungo è stato esclusivamente maschile”.
Nuove opportunità di lavoro, quindi, sia per uomini che per donne. Quali le materie da studiare?:Sicuramente la Meccatronica, ma anche programmazione, linguistica computazionale e marketing , un insieme di discipline per un unico profilo professionale che può essere chiamato, come riporta il sito “Intelligente experience economy”.
Una trasformazione, dunque, non solo tecnologica, ma prima di tutto un cambiamento della didattica e della formazione per essere i protagonisti dell’industria 4.0 , che fa della robotica uno degli assi portanti della rivoluzione tecnologica.
Anche se gli ultimi dati Istat di certo non evidenziano una forte accelerazione dell’industria 4.0: ancora poche sono, infatti, le industrie manifatturiere che investono sulle nuove tecnologie.
I dati raccontati dal Presidente Alleva alla Commissione Lavoro del Senato nel mese di Luglio, tracciano un “Borsino” delle professioni che hanno dato maggiori soddisfazioni in termine di crescita professionale.
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Nonostante le Imprese, come riporta l’Istat, “hanno sottolineato l’importanza della qualità dei prodotti e dell’innovazione nella manifattura, e della qualità e del contenimento dei prezzi di vendita nei servizi”, solo 6 comparti su 22 ha investito o prevede di investire nel 2017 sull’innovazione tecnologica ICT e 4.0.
I sei settori sono: autoveicoli, l’elettronica, le apparecchiature elettriche, la farmaceutica, la metallurgia e i macchinari.
Segnali che indicano chiaramente come il sistema produttivo del nostro Paese, pur se con piccoli segnali di risveglio non vede l’aggiornamento tecnologico ancora in modalità pervasiva.
Cresce però l’occupazione nel settore ICT, in aumento del 4,9% nell’ultimo anno (rispetto al +1,3% nel complesso dell’occupazione) e di oltre il 12% rispetto al 2011 (rispetto al +0,7% dell’occupazione totale).
Cresce il peso di professioni quali ingegneri elettronici e delle telecomunicazioni, analisti e amministratori di sistema, specialisti di Rete e della sicurezza informatica, passando da un 23% ad un 30% del totale dell’occupazione del comparto ICT.
Purtroppo il solito tasto dolente è il deficit delle competenze: “la percentuale delle forze di lavoro (occupati o disoccupati) con competenze digitali elevate è considerevolmente inferiore (il 23% contro il 32%)” rispetto agli altri Paese della UE. “Tra i 5 maggiori paesi europei, l’Italia mostra il più basso livello di diffusione delle competenze digitali”.
Ben vengano, quindi, i settori innovativi che possano fare da traino alla formazione per eliminare il gap delle competenze italiane per cogliere prima degli altri le nuove opportunità di lavoro che si presenteranno nei prossimi anni.
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