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Rodotà, il prof che ha a cuore gli studenti rimane tra i papabili al Quirinale

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Stefano Rodotà, il candidato, il giurista scelto per il Quirinale dal Movimento 5 stelle e da Sel, ma anche da nomi illustri, oltre che dalla Rete, sarebbe un presidente della Repubblica molto vicino alla scuola. Lo si capisce chiaramente ascoltando l’intervista rilasciata il 18 aprile dall’ex presidente dell’Authority garante sulla privacy a Paolo Mieli, per il programma di Rai Storia ‘Eco della Storia’,’ che andrà in onda nella stessa giornata alle ore 23.
Nello giorno in cui è naufragata l’ipotesi Franco Marini caldeggiata da Pd e Pdl, sono salite le quotazioni per l’80enne costituzionalista. Che ha tenuto a di sentirsi prima di tutto un prof: tanto è vero che negli ultimi due anni è “andato molto nelle scuole: credo di aver incontrato almeno 12.000 studenti. Io mi sento sempre un insegnante”.
“Dopo che vado nelle scuole – ha continuato Rodotà – poi scopro che i ragazzi mettono le cose che dico in rete, qualcuno posta i video su YouTube. E il 70% di chi mi fa le domande sono ragazze”.
Rodotà ha ricordato di aver scritto il primo libro sulla comunicazione dei dati negli anni Settanta e di aver scritto il primo libro su internet, ‘Tecnopolitica’, nel ’97, quando la rete è esplosa in Italia. Nonostante ciò, il professore ha ammesso di non aver un profilo né su Facebook né su Twitter. Eppure sono proprio i due strumenti comunicati più utilizzati ad averlo “promosso” tra i papali al Quirinale.
Ma della Rete bisogna fidarsi sino ad un certo punto. Rodotà vede “rischi reali” nel suo utilizzo. La possibilità “attraverso le tecnologie, di distorcere un risultato elettorale” è uno. Ma Rodotà si chiede: “E’ democratico Google? E’ democratico Facebook? Oggi si sono insediati dei padroni della Rete che non sono democratici”, ha affermato, richiamando il precedente del referendum sulle norme di privacy stoppato dal numero uno del social network “perché non gli piaceva come stava andando”.
Prima e dopo l’intervista, negli studi Dear della Rai, Rodotà non ha voluto rispondere alle domande dei numerosi giornalisti presenti sulla sua candidatura al Quirinale. “Buona giornata a tutti. Non voglio essere sgarbato, ma capite…”,  ha detto sorridente al momento di lasciare lo studio in auto.