A Roma, obbligare i rom ad andare a scuola ha comportato un’enorme spesa sociale, senza però mai averne verificato gli effetti.
A sostenerlo è stata l’Anac, che ha realizzato una fotografa sulla scolarizzazione dei bimbi Rom, Sinti e Caminanti residenti nei campi capitolini.
Si tratta di un decennio (settembre 2005 – agosto 2015) di gestione del servizio di scolarizzazione che era dedicato ai bambini – Rom, Sinti e Caminanti residenti nei campi di Roma Capitale – che vivono nei campi, dove sono collocati 4.500 rom.
Laura Baldassarre, assessora alla Persona, Scuola e Comunità solidale di Roma Capitale, parla di gestione “critica e anomala: negli anni – continua – un fiume di denaro è stato utilizzato per interventi quantomeno inefficaci sulle popolazioni alle quali era destinato, con procedure opache, senza una cultura del monitoraggio e della valutazione”.
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Si è trattato di “un vero spreco di risorse pubbliche sulla pelle di una popolazione già pesantemente marginalizzata. Non sorprende la reazione di alcune associazioni incredule che un’amministrazione locale stia cambiando passo”.
Baldassarre ha aggiunto che il Comune sta “seguendo il percorso delineato dalla Delibera di Giunta di dicembre: la bozza di piano elaborata dal Tavolo è stata sottoposta alle associazioni, agli esperti, il tutto rispettando i tempi previsti. Nel frattempo abbiamo fornito le direttive per il bando che riguarda i campi de La Barbuta e della Monachina, impegnando le risorse di fonte europea del Pon Metro per l’attuazione di una delle priorità del programma della Giunta Raggi: il superamento dei campi”.
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