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Roma, tre sorelle rom bruciate vive. Rampelli (Fdi-An): niente patria potestà a chi non manda i figli a scuola

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Ha destato sdegno e sconforto in tutta Italia l’assurda morte delle tre giovani sorelle rom, vittime a Roma con la famiglia di un vile attentato al camper dove dormivano.

La polizia è alla caccia di quell’uomo che delle telecamere di sorveglianza hanno ripreso mentre lanciava una molotov contro la casa viaggiante della famiglia Halilovic – genitori e 11 figli – nel parcheggio di un centro commerciale del quartiere Casilino 23 a Roma, a due passi dal più noto Centocelle.

Se la pista dell’odio razziale è quasi subito caduta, la squadra mobile starebbe indagando sulla possibile vendetta tra clan rom, anche sulla base delle minacce che il capofamiglia, Romano Halilovic, avrebbe ricevuto negli ultimi tempi.

Giovedì 11 maggio si è svolta una veglia di preghiera per le tre figlie bruciate vive: Elizabeth, 4 anni, Angelica, 8 anni, e Francesca, 20 anni. Si è svolta nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio. Erano presenti anche la madre delle tre vittime, Mela Hadzovic, alcuni degli otto fratelli superstiti e altri parenti degli Halilovic, che portano uno dei cognomi più diffusi tra i rom bosniaci.

Per il governo, c’era la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, oltre a rappresentanti della Regione Lazio, un vicepresidente del Senato e il prefetto di Roma. “Sarebbe facile scaricare le coscienze pensando a un colpevole, uno solo – ha detto il vescovo ausiliare di Roma Sud, monsignor Paolo Lojudice -. Ne siamo convinti? E le nostre responsabilità dove sono?”.

A parlare di responsabilità è stato anche il romano Fabio Rampelli, capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale: annunciando un’interrogazione parlamentare, Rampelli ha detto di sperare che “le Forze dell’Ordine riescano ad assicurare alla giustizia gli assassini e che i magistrati buttino le chiavi. Ma ci sono troppe domande alle quali occorre dare risposte: perché in quel parcheggio c’era un camper? Ci risulta che i bambini deceduti non andassero a scuola. Mi chiedo perché ai non sia stata tolta la patria potestà, che avrebbe consentito di avere una vita dignitosa e di scampare a una morte atroce“.

 

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Nel corso di Coffee Break, su La7, il deputato ha messo sotto accusa l’eccesso di buonismo: “prevede che sia vietato a chiunque di pernottare con un camper per la strada, ma non ai rom. Il buonismo prevede che si possano spendere milioni di euro per andare a prendere i bambini nomadi e portarli a scuola, ma che i pulmini possano tornare dai campi semivuoti, senza conseguenze, vanificando i soldi spesi da tutti i cittadini. Il buonismo prevede che si tolga la patria potestà a famiglie italiane indegne, ma non a sinti e rom, anche se mandano i minori ad accattonare, borseggiare, taccheggiare, rovistare”.

“Per non parlare – ha continuato Rampelli – dell’anacronistica Ue che tutela i nomadi come si trattasse delle antiche popolazioni girovaghe di secoli fa, composte da ramai, addestratori di cavalli e artisti circensi. Un mondo che non esiste più, con buona pace di Bruxelles. I vecchi e caratteristici villaggi hanno da decenni lasciato il posto a baraccopoli maleodoranti e prive di decoro dove non dovrebbero vivere uomini né tantomeno piccole creature, al fianco di pregiudicati. Minori che poi finiscono per pagare con la propria vita gli errori di presunti genitori. Coma accaduto a Centocelle”, nella notte tra il 9 e il 10 maggio.

Una prima risposta arriva dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi. “Stiamo lavorando per il superamento dei campi, il bando è quasi pronto. Ci sono anche qui anni di stratificazioni che piano piano dobbiamo disincastrare ed invertire la rotta. Evidentemente è un modello che è fallimentare”, ha concluso il primo cittadino capitolino.

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