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Rose Villain: “I viaggi all’estero dopo la scuola e la psicoterapia dovrebbero essere obbligatori. Io non studiavo molto”

La cantante Rose Villain, al secolo Rosa Luini, 34 anni, è salita alla ribalta dopo la partecipazione al Festival di Sanremo 2024. In un’intervista a Il Corriere della Sera la cantautrice ha parlato della sua esperienza a scuola, dando la sua opinione e proponendo alcune iniziative.

Ecco le sue parole sugli anni passati tra i banchi: “Bellissimi. Ho frequentato il liceo linguistico e ancora oggi la mia migliore amica è la mia compagna di banco. Abbiamo riso tanto, lacrime di risate, momenti che tornano nelle mie canzoni. Sono molto fortunata, ho un’ottima memoria visiva: non studiavo molto, ma i risultati erano decisamente buoni”.

Rose Villain: “Non avere la pappa pronta è importante”

Secondo Rose Villain la psicoterapia dovrebbe essere obbligatoria: “Ero scettica, mi dicevo: non serve, risolvo da sola. Poi vedevo persone intorno a me che andavano dalla psicologa e stavano meglio. Mi ha incuriosito. Ora lo consiglio a tutti, è un regalo grandissimo che facciamo a noi stessi. Anche quando hai risolto i nodi più grossi legati al passato, è bello – settimana dopo settimana – confrontarsi con una persona che non è lì per giudicarti ma per ascoltarti. Dovrebbe essere obbligatorio”.

Anche fare esperienze all’estero dopo il diploma secondo la cantante è importantissimo: “Un’altra cosa che dovrebbe essere obbligatoria. Anche solo sei mesi a Londra, Berlino, in Australia… è troppo importante non avere la pappa pronta: ti trovi adulto, senza paracadute e devi cavartela”.

Genitori sindacalisti dei figli?

Insomma, per Rose Villain è importante staccarsi dai genitori quanto prima. In molti criticano l’educazione impartita dai genitori di oggi, che si comportano come fossero sindacalisti dei figli.

Ecco le parole dello psicoanalista Massimo Recalcati: “Nel suo lungo intervento lo psicoanalista ha parlato anche del rapporto docenti-studenti-genitori, affermando: “Lo stato di salute della scuola riflette la condizione comatosa dello stato educativo in generale. La rottura del patto educazionale nella scuola è un fatto evidente. Come diceva Freud, nella figura dei maestri, degli insegnanti, dei professori, i figli proiettano le figure primarie genitoriali, quindi esisteva una continuità tra la figura del genitore e quella dell’insegnante. E con l’esistenza del patto educativo, i genitori si schieravano dalla parte degli insegnanti, condividendo lo stesso obiettivo, l’educazione e la formazione dei figli. Oggi questa alleanza si è fratturata, i genitori sono alleati con i figli e l’isolamento degli insegnanti comporta che qualunque loro azione educativa rivolta agli allievi viene vissuta dalla famiglia come un abuso di potere, come un’ingerenza, come un esercizio autoritario del potere. Nel nostro tempo i genitori tendono a fare i sindacalisti dei figli, in un certo senso. Per un altro verso, invece, gli insegnanti sono investiti di un compito educativo dagli stessi genitori. Nel momento in cui quest’ultimi non riesco a esercitare questo ruolo educativo in famiglia, gli insegnanti si trovano a supplire queste falle nel discorso educativo, infatti si dice spesso che la scuola va ad occupare il vuoto educativo lasciato dalle famiglie. Quindi gli insegnanti si trovano ad avere questo forbice a doppio taglio, da una parte criticati e dall’altra ritenuti necessari”.

Redazione

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