Ancora violenza per mano di minorenni: stavolta, secondo la sua confessione, un ragazzo di 17 anni avrebbe sparato e ucciso un altro giovane, di 22 anni, Rosolino Celesia, a Palermo. La tragedia si è consumata dopo una lite in una discoteca.
Il ragazzo, secondo quanto riportano Fanpage.it e PalermoToday, avrebbe chiamato il 112 dicendo di essere stato lui ad ammazzare il 22enne a colpi di pistola, spiegando di averlo fatto dopo un litigio. Il minorenne ha detto alla Polizia di avere gettato la pistola in mare. Intanto, sempre la Polizia ha posto i sigilli alla discoteca, nei pressi della quale è avvenuto l’omicidio.
Polizia e carabinieri hanno raggiunto immediatamente lì dove il minorenne aveva detto di trovarsi. Celesia, con un passato da calciatore, è stato raggiunto da due colpi di pistola al collo e al torace la scorsa notte al culmine di una lite intorno alle 3. Trasportato in ospedale da un parente, è morto poco dopo a causa delle ferite riportate.
Questa vicenda ricorda l’omicidio di Giovanbattista Cutolo, il giovane musicista 24enne ucciso Napoli, per strada, una notte di fine agosto scorso da un 16enne armato di pistola dopo una lite in merito ad un parcheggio.
Il rapper napoletano 23enne Geolier, pseudonimo di Emanuele Palumbo, amato dai giovanissimi, ha detto la propria sulla tragica uccisione del musicista.
Il cantante si è sfogato su Instagram dando un messaggio importante a tutti i ragazzi che lo seguono: “Non è possibile morire a 24 anni, nella stagione più bella dell’anno, per un parcheggio. A 16 anni nessuno dovrebbe avere una pistola. Nei quartieri i ragazzi devono cambiare mentalità e scappare da tutto questo male. Voglio dirgli che uscire soltanto per divertirsi con gli amici non è da deboli, che andare a scuola non è da scemi, che portare dei fiori a una tipa che gli piace non è una vergogna”, ha esordito.
“Io sono sempre stato come voi, capisco ogni vostra paura e il vostro punto di vista, era anche il mio fino a poco tempo fa. Non guardiamo per terra, i piedi e l’asfalto, vi assicuro che non è difficile alzare la testa e guardare in alto, il cielo, le stelle, dove tutto è bello anche se sembra inarrivabile. Anche io sono cresciuto nel rione dove parlare in italiano era da scemi, andare a scuola era da deboli. Ma il mondo non è questo”.
“É il momento che tutti facciamo il nostro perché i ragazzi cambino, a partire già da cose che possono sembrare piccole e lontane da quello che è successo due giorni fa, ma non è così. Fa tutto parte della stessa mentalità. Ciao, Giambattista, non è giusto”, ha concluso.
In questi mesi ci siamo chiesti: quanto contribuisce la musica, e soprattutto i testi delle canzoni, nel plasmare l’universo identitario dei ragazzi? In tempi di frequenti episodi di violenza tra giovanissimi bisognerebbe riflettere sul messaggio che i personaggi famosi, tra cui cantanti e attori, trasmettono?
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