“La novità è che si torna ai concorsi in cui si vince o si perde. Rassicuro però sulle paure più diffuse: se sono precario e perdo, mantengo comunque il posto in graduatoria. L’idea è di dare una nuova occasione di concorso ogni due anni. Stiamo lavorando per realizzare un secondo concorso in primavera al quale potranno partecipare coloro che nel frattempo avranno terminato il Tfa.”
Sull’importante tema della tutela dei precari, Rossi Doria conferma per lo più quanto è stato già dichiarato dal ministro Profumo: “Voglio dire con grande chiarezza che al concorso potranno accedere tutti gli abilitati all’insegnamento, dunque anche i precari iscritti in graduatoria. La vera novità è che si torna a concorsi in cui si vince o si perde. È una svolta molto positiva. Comunque, possiamo rassicurare sulle paure più diffuse: se sono precario e perdo, mantengo comunque il posto in graduatoria. L’idea è di dare una nuova occasione di concorso ogni due anni e di esaurire le graduatorie nel giro di qualche anno ancora. Dunque non soltanto non stiamo danneggiando i precari, ma stiamo dando loro opportunità in più attraverso un concorso.”
Per consentire invece a coloro che superano i Tfa di partecipare al concorso, il sottosegretario risponde che “ si sta per realizzare un secondo concorso in primavera al quale potranno partecipare anche coloro che supereranno questo primo Tfa. La tempistica ce lo consente. Non avremmo potuto, invece, esentare dal requisito dell’abilitazione una parte dei candidati. Dobbiamo riuscire a mescolare esperienze, età e storie di vita diverse nei gruppi docenti dei prossimi anni. Teniamo presente, comunque, che anche con il primo concorso previsto in autunno potranno partecipare candidati che si sono abilitati con le Ssis, che hanno magari 30-35 anni. Una bella boccata d’ossigeno, visto che l’età media dei nostri docenti è attualmente ferma oltre i 50 anni.”
Si è molto discusso, nell’ambiente della scuola, del reclutamento diretto. Come giudica questa opzione?
“Troppo furore ideologico” invece per quanto riguarda la chiamata diretta dei professori da parte delle scuola. “Siamo concentrati sulla riparazione dei guasti maggiori per dare stabilità al sistema-scuola.”
Per quanto riguarda invece gli Its, Rossi Doria conferma “che c’è consenso unanime e trasversale sul ruolo di questi istituti superiori. Elena Ugolini ha svolto un lavoro di mappatura delle filiere produttive dei vari territori, si sta cercando di legare la rete degli Its al sistema delle imprese e dell’artigianato. Anche la lotta alla dispersione scolastica ne può trarre giovamento. L’Italia da questo punto di vista è un po’ particolare: ha interiorizzato molto tempo fa la convinzione della nobiltà del sapere teorico-umanistico e non riesce ancora del tutto a liberarsi da questa visione. Personalmente, io da anni penso molto diversamente e mi sono molto occupato del “saper fare” che è essenziale per ogni Paese che voglia crescere. Portare il “saper fare” in tutte le scuole italiane, avere scuole in cui si impara tanto e seriamente in laboratorio e “in situazione”, dare agli studenti occasione di imparare un mestiere e specializzarsi sono tutte cose che arricchiscono la cultura di un Paese. Ecco perché gli Its sono un tassello importante ed ecco perché a mio avviso l’operazione avrà successo.”
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