Sulla rotazione dei dirigenti scolastici si è espressa favorevolmente l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac). L’Anac, considerando che gli istituti scolastici operano come autonome stazioni appaltanti, sono chiamate a gestire risorse economiche anche ingenti per l’affidamento dei contratti pubblici e dunque la rotazione deve avvenire “a seguito di un’adeguata programmazione da parte degli Uffici scolastici, definendo una procedura di rotazione ordinaria periodica, con il coinvolgimento preventivo delle organizzazioni sindacali”.
“E questo vale ancora di più di fronte ai finanziamenti del Pnrr. E’ pertanto raccomandabile – afferma Anac – la periodica rotazione, che diventa necessaria ogni qualvolta si ravvisino rischi specifici di corruzione, anche minimale. La rotazione non va mai intesa come una forma di sfiducia o di punizione nei confronti del dirigente scolastico, ma quale strumento di prevenzione della possibile insorgenza di collusioni, incrostazioni o di pressioni esterne, data la perdurante permanenza nello stesso incarico di vertici per più e più anni. La misura è concepita come strumento di tutela generale, priva di funzioni sanzionatorie, ma volta invece a rafforzare l’autonomia dei dirigenti. Va ricordato, poi, che nel caso dei presidi, si parla di una categoria omogenea, che non mostra particolari necessità formative connesse agli eventuali trasferimenti. Né questi possono pregiudicare, se programmati per tempo, il buon andamento dell’istituzione scolastica.
Anac suggerisce, inoltre, di adottare criteri di preventiva pubblicazione delle sedi sottoposte a rotazione, favorendo l’acquisizione di candidature da parte dei dirigenti, e anche stimolando una rotazione verso l’alto promuovendo l’accesso alle fasce superiori per i dirigenti provenienti da quelle inferiori, in funzione di una crescita professionale e acquisizione di nuove competenze da parte dei dipendenti della scuola.
Infine Anac indica come ambito territoriale dei trasferimenti, un raggio di 50 chilometri rispetto alla sede di provenienza, possibilmente mantenendo l’incarico all’interno dello stesso comune, o comunque assecondando l’eventuale preferenza del dirigente, se non oggetto di conflitti di interesse”.
Sulla questione è intervenuto anche il presidente nazionale di Dirigentiscuola Attilio Fratta: “Occorre, innanzitutto, riflettere sul fatto che, ad oggi, quello della rotazione degli incarichi dirigenziali è un fenomeno legato a poche e isolate posizioni delle Corti dei conti locali e che, tra l’altro, non trova conforto nella regolamentazione. Da un lato. nessuna norma impone una durata specifica agli incarichi dei dirigenti scolastici; dall’altro, giova evidenziare che la stessa ANAC ha precisato che la rotazione va applicata in maniera funzionale alle esigenze di prevenzione di fenomeni di cattiva amministrazione e corruzione, per poi definire le istituzioni scolastiche a basso rischio di corruzione.
Allora ripristiniamo l’ordine naturale delle cose. Questioni di tale rilevanza non solo vanno affrontate al momento opportuno – nelle fasi della mobilità – ma, soprattutto, vanno trattate con maggior cautela per essere discusse con ponderazione nei tavoli dedicati, per prima cosa in sede di rinnovo contrattuale. Un agire motu proprio del Ministero, che annuncia le proprie determinazioni senza un previo confronto con le parti sindacali, non è rispettoso di quel dialogo sociale che è prerogativa fondamentale di un sistema democratico, tanto più nel triennio 2022/2025 di realizzazione dei progetti del PNRR.
“Attendiamo un sollecito intervento del ministro Valditara affinché la vicenda venga riportata sui giusti binari e, soprattutto, attendiamo l’emanazione dell’atto d’indirizzo per la riapertura dei tavoli contrattuali, unica sede idonea a definire una disciplina adeguata a questa ed altre fattispecie, come quella della mobilità, la cui soluzione è ormai improcrastinabile”.
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