Il tema della rotazione dei dirigenti scolastici è tornato nuovamente in auge dopo la vicenda dell’arresto di Daniela Lo Verde, a capo dell’istituto Falcone di Palermo.
Su ‘La Repubblica’ si parla dell’ultima bozza della direttiva ministeriale presentata qualche giorno fa ai sindacati e sollecitata all’Autorità nazionale anti corruzione. La rotazione partirà da settembre e non sarà retroattiva. Dunque, gli anni già trascorsi alla guida di una scuola non saranno conteggiati. Infatti, l’incarico triennale in corso viene considerato il primo dei tre che il dirigente può sfruttare nello stesso istituto, con la possibilità perciò di rimanere da altri sette a nove anni.
Lo scorso gennaio, l’Anac dettò le regole per la rotazione dei presidi nelle scuole, giudicando gli istituti scolastici a basso rischio corruttivo ma sollecitando comunque la rotazione, in considerazione dell’arrivo di ingenti fondi europei. Dunque, la rotazione ci sarà, ma senza effetto retroattivo. Per un dirigente si prospettano comunque diversi anni nella stessa scuola, con la possibilità magari di andare in pensione senza cambiare istituto. E senza essere valutati. Già perché, sempre il quotidiano, ricorda quando nel 1998 venne istituita la figura del dirigente scolastico che sostituì quella di preside. Questo doveva rispondere in ordine ai risultati, valutati sulla specificità delle funzioni e sulla base delle “verifiche effettuate da un nucleo di valutazione istituito presso l’amministrazione scolastica regionale”. Una valutazione che avrebbe dovuto influire sulla retribuzione degli stessi dirigenti. Ma i criteri non sono mai stati stabiliti.
E’ raccomandabile – afferma Anac – la periodica rotazione, che diventa necessaria ogni qualvolta si ravvisino rischi specifici di corruzione, anche minimale. La rotazione non va mai intesa come una forma di sfiducia o di punizione nei confronti del dirigente scolastico, ma quale strumento di prevenzione della possibile insorgenza di collusioni, incrostazioni o di pressioni esterne, data la perdurante permanenza nello stesso incarico di vertici per più e più anni. La misura è concepita come strumento di tutela generale, priva di funzioni sanzionatorie, ma volta invece a rafforzare l’autonomia dei dirigenti. Va ricordato, poi, che nel caso dei presidi, si parla di una categoria omogenea, che non mostra particolari necessità formative connesse agli eventuali trasferimenti. Né questi possono pregiudicare, se programmati per tempo, il buon andamento dell’istituzione scolastica.
Anac suggerisce, inoltre, di adottare criteri di preventiva pubblicazione delle sedi sottoposte a rotazione, favorendo l’acquisizione di candidature da parte dei dirigenti, e anche stimolando una rotazione verso l’alto promuovendo l’accesso alle fasce superiori per i dirigenti provenienti da quelle inferiori, in funzione di una crescita professionale e acquisizione di nuove competenze da parte dei dipendenti della scuola.
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