Non si sono fatte attendere le reazioni all’applicazione del principio di rotazione degli incarichi ai dirigenti scolastici imposto dall’Ufficio regionale del Lazio.
In una nota firmata da esponenti di quattro sigle sindacali (Fanfarillo della Flc Cgil, Serafin della Cisl Scuola, Cirillo della Uil Scuola Rua e De Rosa dello Snals Confsal) si esprime sorpresa per tale decisione. Secondo i sindacati i dirigenti scolastici “non sono burocrati, presidiano una comunità educativa, il loro lavoro è orientato alle persone, alla costruzione di rapporti e relazioni con il territorio, non alla gestione di carte. La complessità della realtà scolastica, il coordinamento delle istanze del territorio con l’autonomia professionale dei docenti, l’autonomia del DSGA, delle famiglie e degli studenti, degli Organi Collegiali, richiedono tempo, cura, fiducia e la creazione di alleanze educative”.
Sulla motivazione relativa alla normativa sull’anticorruzione le sigle specificano che “il rischio corruttivo è davvero molto residuale, considerando che le istituzioni scolastiche si distinguono all’interno della Pubblica Amministrazione per la particolare organizzazione degli assetti decisionali, riconducibili all’impianto degli Organi collegiali di cui al Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297. In nessun’altra amministrazione dello Stato è previsto un così alto livello di collegialità per qualsiasi decisione assunta dal dirigente, fortemente condizionata da delibere del Collegio dei docenti e del Consiglio di istituto, rapporti con la RSU e con i sindacati territoriali, doppia firma degli atti contabili con il DSGA, verifica diretta e costante dei revisori dei conti”.
Un grado ridotto di esposizione al rischio corruttivo riconosciuto anche dall’Autorità Nazionale Anticorruzione. Peraltro, concludono le sigle, la rotazione può essere persino molto dannosa se non tiene conto della complessità delle relazioni educative che il dirigente scolastico assicura, soprattutto in determinati territori particolarmente esposti a rischi sociali o a dispersione scolastica.
Per tutto questo i sindacati esprimono il più totale disaccordo e chiedono l’intervento del ministro Valditara.
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