Sono trascorsi 19 anni da quando ha preso avvio l’esperienza della RSU nella scuola, le prime elezioni si svolsero dal 13 al 16 dicembre 2000, le ultime dal 17 al 19 aprile 2018. Diamo vita ad un ciclo di interviste con RSU attualmente in carica elette nelle liste sindacali. Iniziamo con Silvia Governanti, docente di scuola primaria presso l’Istituto comprensivo “Rita Atria” di Palermo e RSU Flc Cgil.
Come giudica l’istituto della RSU nel contesto scolastico a quasi vent’anni dalla sua istituzione?
Imprescindibile. A partire dagli anni Settanta, con l’approvazione dello Statuto dei lavoratori, e giungendo agli anni Novanta, caratterizzati da interventi riformatori in vasti campi della pubblica amministrazione ispirati ad una logica privatistica, si è registrata una “riforma globale” dell’azione sindacale nei luoghi di lavoro. In questo periodo è stato tenace e puntuale l’impegno profuso da tanti uomini e tante donne che ad una progressiva esperienza contrattuale che si è man mano maturata hanno affiancato la non facile “arte” del sapersi rapportare sia con i lavoratori che con i dirigenti scolastici.
E questo nella convinzione che la contrattazione sul posto di lavoro rappresenta uno strumento fondamentale per il riconoscimento di diritti acclarati assicurando la trasparenza nelle scelte e la valorizzazione delle risorse, in primis umane.
Realmente, secondo la sua esperienza, la RSU riesce a garantire nelle scuole le regole definite dal CCNL e ad incidere in tutte le decisioni che si prendono in cui la RSU è coinvolta?
La RSU è preposta a garantire la corretta applicazione delle regole definite dal CCNL sulla base di leggi ineludibili. Assolve al delicato compito di mediazione con la parte pubblica, il dirigente scolastico, e intermediazione per la parte sociale, i lavoratori. Deve essere dotata di competenze relazionali e di una sostanziata conoscenza normativa.
Nel tempo mi sono confrontata con diversi dirigenti scolastici e non sempre è stato semplice raggiungere un’intesa ma la tenacia, il buon senso, il confronto all’interno degli apparati sindacali e soprattutto l’ascolto dei lavoratori mi hanno consentito di intervenire con cognizione di causa raggiungendo risultati soddisfacenti.
Quali sono le difficoltà nel rapportarsi da un lato al Dirigente Scolastico e dall’altro con i lavoratori della scuola?
Partendo dall’assunto che il Dirigente scolastico non è sempre e comunque un ‘nemico da abbattere’, sarebbe una contraddizione in termini, le difficoltà attengono soprattutto alla ‘liquidità’ dell’odierno e fattuale, volendo citare Bauman. Nella complessità organizzativa di un’istituzione scolastica si pensa erroneamente che applicare una gestione rigida sia la soluzione migliore agendo una chiusura aprioristica.
Compito della RSU è anche quello di riuscire a scardinare questa idea e a far comprendere che una Scuola funziona solo con il contributo sensato e consapevole di tutte le parti coinvolte in vista di un obiettivo comune.
I lavoratori della scuola, oggi più di prima, tentano di districarsi fra la volontà di educare e l’impossibilità di farlo e/o farlo al meglio per mancanza di risorse economiche, strutturali e, oserei dire, anche etiche.
E ciò conduce ad una demotivazione sostanziale cui si tenta di porre rimedio proponendo incontri assembleari in seno ai quali è possibile confrontarsi e condividere i diversi punti di vista.
Occorre recuperare una solidarietà pressoché dimenticata.
Quali criticità ha potuto riscontrare durante l’informazione, il confronto e soprattutto la contrattazione a livello di istituto?
Le criticità spesso sono dettate dalla rapidità con cui evolve il corpus normativo: decreti legge, CCNI dei diversi ambiti d’intervento, decreti e/o note ministeriali, sentenze. Personalmente rinvengo un’estrema difficoltà da parte dei dirigenti scolastici a sostenere le responsabilità di cui sono ex lege investiti trovandosi spesso a dover comparare e associare norme e leggi apparentemente contrastanti.
Dal canto mio ho sempre tentato di tracciare un percorso condiviso in vista del ben-essere dell’intera comunità educante che si esplicita nel riconoscimento e nell’affermazione dei diritti di tutti coloro che la rappresentano.
Secondo lei, l’istituto della RSU dovrebbe essere riformato. Se sì, come?
Non parlerei di ‘riforma’ dell’istituto della RSU. Sostenere la dignità del Lavoro, non solo nelle regole del contratto nazionale ma anche nelle azioni che si intraprendono in ogni luogo in cui si esplica, è stato e continuerà ad essere la priorità. Tanto maggiore quanto più sono stati depauperanti in questi anni gli interventi cui il mondo della conoscenza è stato sottoposto.
Riformerei ben altro piuttosto … ma questa è un’altra storia.
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