“Occorre fare tutto il possibile perché i soldi pubblici non restino bloccati tra lo Stato e le Regioni ma vengano effettivamente immessi in circolazione. Anche, qualora dovesse essere necessario, sforare il patto di stabilità”. Così la Rubinato in una intervista a Tempi.it
La deputata Pd scende dunque in campo a favore delle scuole paritarie e i motivi, spiega, sono più d’uno. “Ad ogni modo, però, si tratta di salvaguardare un patrimonio sociale e culturale che in Italia è radicato da secoli, una storia che dura da molto prima che lo Stato decidesse di occuparsi di istruzione.”
“È l’applicazione del principio di sussidiarietà prima che questo fosse iscritto nella nostra costituzione. Io stessa, quand’ero piccola, sul finire degli anni Sessanta, frequentavo l’asilo parrocchiale; mi portava mia nonna in bicicletta. In quegli anni l’asilo statale da noi nemmeno c’era. E ancora oggi il 68 per cento dei bambini veneti (95 mila circa) è iscritto in asili parrocchiali o paritari non statali.”
E se le scuole materne paritarie dovessero chiudere, ha detto ancora la Rubinato, “la collettività dovrebbe sborsare molto di più di quanto oggi già spenda per l’istruzione; per trovare un posto a tutti, infatti, si dovrebbero costruire nuove scuole statali e trovare nuovi insegnanti da stipendiare. E non dimentichiamo che un bambino che frequenta la scuola materna statale costa alla collettività 6.500 euro l’anno, mentre uno che frequenta la paritaria nemmeno 500 euro (425); al resto pensano le famiglie. Per non parlare, poi, dell’indotto e dei posti di lavoro che andrebbero persi. Si stimano fino 9 mila addetti in meno solo sulla scuola dell’infanzia. C’è anche il tema, infine, del diritto alla scelta da parte dei genitori di dove mandare i loro figli a scuola; soprattutto, in quegli anni, l’infanzia appunto, che sono fondamentali per garantire educazione e formazione”.
Per questo, continua ancora l’esponente del Pd, “io e alcuni miei colleghi abbiamo presentato un’interrogazione al governo per chiedere di evitare il congelamento di 80 milioni di euro accantonati sullo stanziamento di 23 milioni di euro per la scuole materne paritarie, su un totale di 500 milioni destinati alla scuola non statale”.
Se avvenisse, dice Rubinato, “si rischierebbe di assistere impotenti all’innalzamento, se non addirittura al raddoppio, delle rette degli asili. Un aumento che sarebbe insostenibile per quelle famiglie che, pur pagando le tasse e quindi l’istruzione ma non usufruendo di fatto di alcun servizio offerto dallo Stato, non potranno permettersi le nuove rette. E nemmeno potranno mandare i figli alle scuole statali, non avendo le statali posti in sufficienza per soddisfare la domanda.” Si evitino gli sprechi, dice la parlamentare, ma “non i soldi che sono indispensabili per garantire servizi pubblici qual è, appunto, la scuola dell’infanzia nel modello integrato statale e paritarie.”
“Occorre superare un approccio ideologico all’argomento e occorre fare tutto il possibile perché i soldi pubblici non restino bloccati tra lo Stato e le Regioni ma vengano effettivamente immessi in circolazione. Anche, qualora dovesse essere necessario, sforare il patto di stabilità”
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