Come risanare i conti della scuola, dell’istruzione in generale, senza calcare la mano che provvedimenti taglia organici e blocchi dei contratti e degli scatti di anzianità del personale previsti dalla manovra finanziaria? E come fare, nel contempo, a risollevare un settore, quello della formazione degli studenti, sempre più depresso e alle prese con budget ridotti al lumicino?
Una proposta fuori dal coro, che sicuramente sarebbe bene accetta dal personale scolastico, è giunta il 19 giugno dal leader dell’Alleanza per l’Italia, Francesco Rutelli, parlando a un’iniziativa del Movimento dei Repubblicani europei. Secondo Rutelli è giunto il momento di applicare una “una tantum del 5% su quanto è rientrato in Italia grazie allo scudo fiscale“. In questo modo “chi ha beneficiato di questo strumento può contribuire ai sacrifici” chiesti a tutti gli italiani con la manovra fiscale. Nel lanciare la proposta Rutelli ha spiegato che “i cinque miliardi di euro così recuperati andrebbero usati metà per il risanamento dei conti e l’altra metà per investimenti in scuola, università, ricerca, innovazione che sono settori decisivi per il Paese“.
Non sappiamo se l’idea dell’ex esponente del Partito democratico possa trovare un seguito. È probabile, anzi, considerando la distanza tra le posizione di Rutelli rispetto all’attuale maggioranza, che non venga nemmeno presa in considerazione. Di sicuro, però, rappresenta uno dei tanti esempi di come si possa attuare una politica di sacrifici più equa di quella predisposta dal Governo nell’ultimo biennio: tartassare il mondo della scuola, riducendo progressivamente i fondi destinati a tutte le attività, e mortificando il personale con provvedimenti che non hanno eguali in nessun altro comparto, pubblico e privato, è una decisione troppo brutta per essere vera.