Mentre la politica cerca di proporre l’autonomia differenziata come soluzione per risollevare le sorti della scuola pubblica, si vuole riproporre alcuni concetti espressi nella presentazione di un libro dal titolo “L’Italia dell’ignoranza. Crisi della scuola e declino del Paese” per aprire una discussione nel merito. In questa presentazione si scrive: “La scuola pubblica è una diga: contro le disuguaglianze e contro il sonno della ragione. È un luogo che si ostina a non produrre consenso. L’ultimo dove i ragazzi non sono divisi per potere d’acquisto. L’unico laboratorio di integrazione delle diversità. La sola istituzione che toglie ai vecchi per dare ai giovani.
Che succede se si aprono crepe in una diga? E se ad aprirle è proprio l’addetto ai controlli? E se nessuno mostra di accorgersene? L’Italia ostenta la propria collocazione tra le nazioni più ricche del mondo, ma non c’è una strategia che sostenga la crescita culturale dei cittadini, anzi si fa in modo che si riduca il consenso sociale intorno alla cultura.
Oggi si rottamano intellettuali, scrittori, artisti come pericolosi rompiscatole. Si tagliano a man bassa i fondi per la scuola, per l’università, per la ricerca.
I nostri giovani sono “i nuovi poveri”, e non solo sul piano materiale. Ne è prova il fatto che intere generazioni hanno deficit culturali inauditi, dispongono ormai solo di una versione rattrappita della lingua italiana. Meno del 20% dei quindicenni è in grado di leggere correntemente. Molti neo-diplomati decifrano con difficoltà i titoli di un quotidiano, non sanno produrre senza errori un testo elementare.
Sviluppare un’argomentazione ragionata esula ormai dalle capacità medie degli studenti, alle superiori come all’università. Se l’attitudine ad elaborare idee e lo sforzo di interpretare la realtà si impoveriscono, la democrazia intera ne soffre.
È ancora possibile riscoprire un’energia corale che ci consenta di liberarci dalla rassegnazione e dall’indifferenza, di ridare spazio all’impegno e alla speranza?”. Parole che fanno riflettere, prima di intraprendere un percorso legislativo senza ritorno, a tutto discapito delle regioni meridionali e di un intero popolo.
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