Sabato 25 giugno, indetta dal Comitato “Difendiamo i nostri figli”, scatta la protesta che vedrà fra gli altri l’adesione del Comitato “Articolo 26”.
“A un anno dalla grande manifestazione a San Giovanni contro l’ideologia Gender nelle scuole, le famiglie sono profondamente preoccupate per il documento che il Ministero dell’Istruzione sta elaborando sull’attuazione del comma 16 della riforma scolastica, che prevede l’inserimento nei Piani Triennali dell’Offerta Formativa di corsi e attività fondate proprio sul concetto di genere”.
Afferma il Comitato Difendiamo i Nostri Figli (CDNF) e del Family Day.
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“Siamo delusi per la poca considerazione rivolta ai nostri rilievi e le notizie che ci giungono sui lavori della commissione non ci rendono affatto sereni. Inoltre vogliamo dire con molta chiarezza che se dovessimo avere sentore di un testo non chiaro nel rigetto di qualsiasi sfumatura dell’ideologia Gender saremmo pronti a un’azione di protesta sistematica davanti al Ministero dell’Istruzione, che a partire dal giorno 25 giugno porremo in essere presentando un Manifesto insieme ai rappresentanti delle Associazioni in difesa della libertà educativa. Seguiranno altre azioni mirate durante tutto il prossimo anno scolastico”.
Il Comitato Articolo 26 aderisce alla manifestazione e invita tutti alla partecipazione con una nota pubblicata sul sito del Comitato.
Sabato 25 Giugno, tante associazioni, con la presenza simbolica di famiglie e bambini con i loro zainetti di scuola, presenteremo il Manifesto per la Libertà di Educazione promosso dal Comitato Difendiamo i Nostri Figli, per affermare il fondamentale valore della libertà di educazione. L’obiettivo è sensibilizzare sul tema delle linee guida per l’attuazione del comma 16 della legge “Buona Scuola” e chiedere ufficiali garanzie a riguardo.
“L’ educazione di genere – prosegue il comunicato – porta con sé numerose ambiguità e aspetti critici, sia in termini di teoria che di prassi per l’ educazione scolastica di bambini e ragazzi: tante segnalazioni purtroppo ci testimoniano da mesi come i concetti stessi di genere, stereotipi, discriminazione e prevenzione dalla violenza possono fungere da cavallo di Troia per far entrare il gender nelle scuole in Italia come già accaduto in altre nazioni”.
Il concetto di genere, spiega il comunicato, non può essere lasciato ad interpretazioni ambigue, con il rischio di legittimare la diffusione dell’indifferentismo sessuale nella scuola pubblica.
Per questo motivo un punto cardine del Manifesto per la Libertà di Educazione “è l’ufficializzazione della richiesta del “Consenso Informato Preventivo” ai genitori in modo che essi possano dare o meno il loro assenso alla partecipazione dei figli a tutti i progetti su temi educativi sensibili e controversi per le famiglie, in primis quelli di educazione affettiva/sessuale o collegabili al comma 16: non si tratta di porre il veto sulle scelte di altri, ma che sia riconosciuta la facoltà di scelta di tutti i genitori!”