L’assegnazione dei ‘buoni scuola’, auspicata di recente dal premier Berlusconi, continua a riscuotere consensi. Soprattutto nelle Regioni governate dal centro-destra, dove la richiesta da parte delle scuole non statali di assegnare un sostegno economico alle famiglie degli studenti per scegliere con maggiore libertà il tipo di corso scolastico, ha sicuramente maggiore considerazione. Così, dopo le sperimentazioni avviate a partire dal 2005 in, e la recente apertura del premier Silvio Berlusconi, il ‘buono scuola’ potrebbe ora approdare anche nella regione Lazio: nei giorni scorsi la Commissione XIV del Consiglio regionale del Lazio ‘Scuola, diritto allo studio, formazione professionale e università’ ha, infatti, presentato un progetto di legge regionale intitolato ‘Interventi per garantire la libertà di scelta educativa e formativa della famiglia’. A spiegarne i contenuti è stata Olimpia Tarzia (Lp), presidente della Commissione, che insieme a Giancarlo Miele (Pdl) è la principale sostenitrice del D.d.L. regionale: Tarzia ha detto che siamo di fronte ad “una proposta di legge che mira a garantire il diritto di libertà di scelta educativa dei genitori, concorrendo agli oneri che gravano sulle famiglie che intendono iscrivere i propri figli alla scuola non statale”. La proposta prevede che i primi destinatari delle sovvenzioni saranno le famiglie degli allievi, attraverso l’erogazione di ‘buoni scuola’ finalizzati alla copertura, totale o parziale, delle spese per l’iscrizione e la frequenza ai corsi ordinari. “Altro aspetto significativo sono gli interventi a favore dell’integrazione dei soggetti portatori di handicap, per i quali – ha sottolineato Tarzia – è previsto un contributo alle famiglie di importo superiore”.
A ben vedere, le esperienze regionali degli ultimi anni hanno dimostrato che il ‘buono scuola’ incrementa in modo considerevole le iscrizioni agli istituti non statali: in Lombardia, dove il presidente della Regione, Roberto Formigoni, autorizza annualmente l’assegnazione alle scuole private di circa 40 milioni di euro, chiamandole “dote per la libertà di scelta”, le richieste per gli istituti non statali stanno crescendo al ritmo del 10-15 per cento annuo. Si tratta di alcune migliaia di alunni e studenti che si iscrivono agli istituti privati, in larghissima parte di stampo cattolico, a volte lasciando quelli pubblici dove evidentemente l’offerta formativa non è pari alle aspettative.