In questi giorni, a Torino, è in corso l’edizione 2023 del Salone Internazionale del Libro, celebre manifestazione culturale che ogni anno raccoglie migliaia e migliaia di persone. Qui è intervenuta, venerdì 19 maggio, la scrittrice Susanna Tamaro.
Quest’ultima, come riporta Il Corriere della Sera, ha discusso a proposito dell’insegnamento della letteratura italiana nelle scuole. “Cambierei completamente l’insegnamento della letteratura italiana a scuola, quella è una cosa vergognosa. Basta con Verga, non ne possiamo più”, queste le sue forti affermazioni.
“Come si fa a fare appassionare i ragazzi alla lettura con Verga? Ai ragazzi bisogna far leggere cose che fanno loro eco dentro. Cose moderne, contemporanee o no ma che sono adatte per i ragazzi. Non si può far leggere Verga, lo odiavo già io alle medie. Basta”, questo l’appello della scrittrice di Va’ dove ti porta il cuore, che, scherzando ha proposto di essere lei l’oggetto di lezioni di letteratura, sostituendo i grandi classici.
“La scuola ti disgusta alla letteratura, la odi ferocemente, odi fare Dante, cose difficilissime che già alla mia età erano incomprensibili. Io ho odiato leggere da bambina, capisco perfettamente. Negli anni Sessanta c’erano libri noiosissimi”, ha concluso.
Non si è fatta attendere la risposta della Fondazione Verga, arrivata ieri, 20 maggio, con un post su Facebook, firmato dalla presidente e dal vicepresidente del Consiglio Scientifico della Fondazione Verga Gabriella Alfieri e Andrea Manganaro. Ecco cosa hanno scritto:
“Le recenti affermazioni di Susanna Tamaro sarebbero di per sé risibili per l’indecoroso suggerimento (‘si potrebbe sostituire Verga con Va’ dove ti porta il cuore’). Poiché sono state presentate come indicazioni per l’insegnamento della letteratura a scuola, richiedono però qualche breve considerazione: 1) la logica del mercato del libro, e dei suoi interessi economici, non può pensare di imporre senza alcun ritegno le sue scelte al canone letterario del nostro Paese; 2) l’insegnamento della letteratura a scuola va certamente adeguato ai tempi, dedicando maggiore spazio alla letteratura contemporanea, senza però rinunciare ai grandi classici e alle domande di senso che da essi possono scaturire; 3) il piacere che deriva dalla lettura dei grandi libri ha un’intensità, un valore più duraturo, più profondo della superficiale contingente ‘piacevolezza’ che si sottrae alle domande di senso, anche se queste possono apparire ‘difficili’; 4) i giovani hanno tendenzialmente bisogno di ‘comprendere’. A tale bisogno può rispondere soprattutto la grande letteratura, mediata dall’insegnamento all’interno di quella comunità interpretante che è ogni classe scolastica; 5) le letture ‘amene’, come il libro più famoso della signora Tamaro, possono far evadere dalla cruda realtà, ma non forniscono ai ragazzi quella sensazione di rispecchiamento che gli psicologi additano come passaggio fondamentale per la crescita dell’io. Allora vorremmo chiedere alla scrittrice: è più formativo per mettere in guardia dal bullismo il ‘brutto e cattivo’ Rosso Malpelo o la letteratura alla melassa? 6) la letteratura sa rappresentare anche le brutture degli uomini, anche l’inferno, come hanno fatto Dante, Shakespeare, Verga: rendendo però, nelle forme immortali delle loro opere, ‘bella’ anche la cattiveria del mondo”.
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