Dal Pd trapela soddisfazione per il mancato raggiungimento delle 500mila firme per abrogare 4 norme della legge 107 sulla “Buona Scuola”.
La notizia, comunicata dalla Corte di Cassazione al Comitato referendario, è stata commentata con soddisfazione dalla senatrice Francesca Puglisi, responsabile scuola della segreteria nazionale del Partito Democratico.
Perché, dice la senatrice, “dopo il fallimento di Civati, la Cassazione certifica che sulla ‘Buona scuola’ non sono sufficienti le firme per il referendum abrogativo, articolato in 4 quesiti dal Comitato promotore”.
“D’altronde è evidente – continua Puglisi – che pensare di abrogare una norma come quella sull’alternanza scuola-lavoro degli studenti o negare la possibilità di prendersi cura di un bene comune come la scuola con donazioni non incontra il favore della maggioranza degli italiani. Sulla chiamata diretta e sulla premialità aggiuntiva ai docenti, l’esperienza di questo anno ci dimostra che, dopo lo scetticismo iniziale, le scuole hanno lavorato con grande serietà per costruire criteri condivisi”.
Secondo la responsabile Scuola Pd, bisognerebbe quindi evitare “di perdere tempo in un perenne conflitto demagogico: adesso lavoriamo insieme per migliorare le croniche criticità che affliggono la scuola, sulla quale negli anni si sono affastellate norme contraddittorie che bloccano l’autonomia scolastica. L’attuazione delle deleghe contenute nella legge 107 e la riapertura del contratto, già annunciata dal governo, possono essere l’occasione del definitivo superamento delle incomprensioni e del rilancio della scuola pubblica”, conclude Puglisi.
È chiaro che il mancato raggiungimento delle firme, si è rivelato un vero boomerang per chi voleva smontare la Buona Scuola: al fallito tentativo di portare gli italiani ad esprimersi, ora si aggiungono i commenti vittoriosi degli estensori e promotori della riforma.
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