Il personale Ata sembra confermarsi l’ultima “ruota del carro” del settore scolastico: saltano le annunciate immissioni in ruolo, per favorire il turn over, e pure le supplenze annuali.
Dopo essere stato dimenticato dalla riforma, per la quale sono stati invece previste ben 102mila assunzioni di insegnanti, nella serata del 6 agosto veniamo a conoscenza che non si procederà nemmeno alle 6mila assunzioni in ruolo di cui la stessa ministra Giannini aveva dato tempo fa l’annuncio: quei posti, comunque indispensabili per sopperire ai pensionamenti, verranno accantonati per garantire una sistemazione al personale proveniente dalle Province cancellate dal Parlamento italiano.
Attraverso un duro comunicato, è il leader della Cisl Scuola, Francesco Scrima, a darne notizia: il segretario del sindacato Confederale parla di decisione “a dir poco sconcertante”, appresa “oggi dal confronto avuto al MIUR sulle supplenze del personale ATA: le in realtà non ci saranno, e non ci saranno nemmeno supplenze di durata annuale, ma solo una provvisoria copertura dei posti in attesa di destinarli, tra qualche mese, alla ricollocazione del personale delle Province”, sottolinea Scrima.
Che poi passa a commentare: quello che ci sta fornendo l’amministrazione, dice, è “davvero un bel servizio alle nostre scuole, proprio nell’anno del tanto propagandato riscatto dalle politiche restrittive del passato! Facile immaginare quale supporto potranno avere da una precarietà fatta sistema: se poi si aggiunge che i supplenti in caso di assenza non potranno essere sostituiti, si completa il quadro di una situazione che lascia allibiti e svela la falsità di tante promesse”.
Scrima, tuttavia, non “contesta, ovviamente, il diritto del personale delle Province a una ricollocazione, ma non è per niente accettabile che ciò avvenga portando via il posto ad altri che nella scuola lavorano da anni, ai quali si è promessa una stabilizzazione oggi negata e che finiranno drammaticamente per allungare la lista dei disoccupati”.
Secondo i calcoli della Cisl Scuola “sono oltre 10.000 i precari ATA che mandano avanti la scuola ogni anno, maturando così anche l’esperienza necessaria per far fronte a un servizio che non è un lavoro qualunque, essendo rivolto a bambini e ragazzi, spesso in situazione di disabilità, o svolto in laboratori nei quali serve sempre più specializzazione, o in segreterie dove con il decentramento si concentra la gestione amministrativa di tutto il personale”.
Per Scrima, eliminarli “con un colpo di spugna”, produrrà “oltre al danno enorme della perdita del lavoro per i diretti interessati, anche gravissimi disagi per la funzionalità e il buon andamento del servizio scolastico”.
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Per l’Anief, a rivendicare la stabilizzazione potrebbero essere molti più amministrativi, tecnici ed ausiliari: “sarebbero 30mila i posti Ata vacanti, se solo il Tesoro non continuasse a tenere alti i paletti del risparmio”, sostiene il sindacato autonomo. Eppure, continua, gli Ata rappresentano “figure professionali particolarmente importanti per le nostre scuole: dimenticate dalla Legge 107/15, la loro gestione è affidata ad un’amministrazione che ancora una volta non si dimostra all’altezza. Ad un mese dal nuovo anno scolastico, infatti, mancano all’appello mancano le annunciate 5mila assunzioni di amministrativi, tecnici e ausiliari, i quali avrebbero garantito almeno il turn over”.
Sempre per l’Anief, che già prefigura un nuovo anno a rischio caos, “gridano vendetta, poi, i 5mila vicari che dovranno tornare in classe, lasciando i presidi in una condizione di pericolosa solitudine almeno per i primi cento giorni di lezioni. Come lascia perplessi il silenzio sul concorso per Direttore dei servizi generali ed amministrativi, colui che affianca i dirigenti nella conduzione economica e organizzativa della scuola, che costringerà ad assegnare 1.000 di questi delicati profili a degli assistenti amministrativi, i quali in cambio di una maggioranza di stipendio quasi insignificante, si faranno carico di responsabilità enormi. Non avendo, tra l’altro, mai avuto la necessaria formazione”.
Il presidente, Marcello Pacifico, promette ricorsi e commenta a sua volta: “è davvero avvilente che dopo un anno di promesse, discorsi e tante parole spese dal Governo a favore della Buona Scuola, si debba tornare a parlare di cattedre e posti vacanti”.
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