Categorie: Politica scolastica

Saltano le norme contrattuali collettive a favore di maggiori poteri dirigenziali

Cambiano i Ministri, anche con una certa rapidità, infatti ricordiamo che negli ultimi tre anni da viale Trastevere sono passati dopo la Gelmini, Francesco Profumo, Maria Chiara Carrozza e adesso si è insediata, da circa un mese e mezzo, il ministro Stefania Giannini, ma la musica è sempre la stessa: si opera sempre per destrutturare il contratto collettivo nazionale di lavoro della scuola, si è ormai reso marginale, se non addirittura insignificante, la contrattazione decentrata, per favorire nel contempo la politica del decisionismo individuale dei dirigenti scolastici.

Ad esprimere questo concetto è stato Mimmo Pantaleo nella sua relazione iniziale del congresso nazionale della Flc-Cgil che si sta tenendo in questi giorni alla città delle scienze a Napoli. Il blocco reiterato dei contratti e addirittura della vacanza contrattuale, l’aumento considerevole dei carichi di lavoro, la riduzione salariale in termini di potere d’acquisto, il taglio continuativo degli organici, il controllo autoritario e smisurato sull’organizzazione del lavoro e sulle prestazioni, ha determinato un evidente stato d’inferiorità dei lavoratori della scuola ed in particolare degli insegnanti che sono profondamente stressati e demotivati.

Ci piace sottolineare un concetto politico che ieri ad apertura di congresso il leader della Flc-Cgil ha espresso, in quanto molto significativo per il futuro politico della scuola.

Infatti Pantaleo parlando delle riforme costituzionali ha detto: “Si punta, infatti, a rilegificare il rapporto di lavoro nei settori pubblici superando la contrattazione, come peraltro previsto nel disegno di legge di modifica del Titolo V, per sottrarre al contratto figure come i docenti e i ricercatori in modo da frantumare la stessa rappresentanza e annullare qualsiasi possibilità di governo delle prestazioni e dell’organizzazione del lavoro”.

Ecco il disegno politico che c’è dietro al blocco contrattuale ormai fermo dal 2006, si vuole superare la fase di una contrattazione collettiva, per attuare un modello di rapporto di lavoro diretto ed individuale tra docente e dirigente scolastico. Per non lasciare dubbi il Segretario nazionale della Flc-Cgil dice con chiarezza: “Il tentativo esplicito è eliminare il contratto nazionale e rendere del tutto marginale la contrattazione decentrata, già minata dalla fallimentare legge Brunetta, per lasciare il posto a decisioni unilaterali della dirigenza attraverso un sistema di valutazione individuale in un’organizzazione sempre più simile a quelle delle imprese ma molto lontana dalle finalità di un’istituzione educativa”.

Ma quali sarebbero i rischi se dovesse passare un sistema del genere? Si rischierebbe di assistere all’interno della stessa istituzione scolastica di trattamenti salariali diversificati a seconda dei rapporti individuali con il proprio dirigente scolastico, si avrebbero diverse modalità nelle prestazioni e diversi diritti e non ci sarebbe più un sistema contrattuale collettivo. Anche in termini di mobilità e reclutamento tutte le regole salterebbero e ci sarebbe il rischio di impantanarci in un Far-West, fatto di poteri individuali e di rapporti amicali. Ma dove stiamo andando?

Forse stiamo percorrendo una strada pericolosa e senza tenere conto del Paese che siamo e delle logiche che ci governano.

Lucio Ficara

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