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Salute a scuola, occhio ai campi elettromagnetici da cellulari, router e bluetooth

Se per l’Oms l’uso improprio dei cellulari, anche negli ambienti scolastici, rientrerebbe nei comportamenti reputati rischiosi per la salute – un utilizzo continuo, a casa come tra i banchi, potrebbe comportare, alla lunga, anche effetti cancerogeni –, i pediatri italiani allargano l’attenzione su altri campi elettromagnetici di cui possono rimanere inconsapevolmente “vittime” i giovani. Tra le accortezze che interessano il mondo della scuola, risultano quella di tenere il più lontano possibile dagli studenti i router wi-fi, collocandoli in un cassetto o in un armadio. E anche, laddove non fosse indispensabile, evitare i dispositivi bluetooth. Mentre a casa sarebbe meglio non tenere sveglie sul comodino, liberarsi del cordless ed tornare al telefono fisso. Certo, al momento si tratta solo di raccomandazioni. E nulla più. “Il mondo scientifico – fa sapere la Federazione italiana medici pediatri – ha sempre evidenziato che non esiste al momento attuale un meccanismo biologico noto che spieghi come le radiazioni non ionizzanti possano provocare il cancro o altri problemi fisici”. Per completezza di informazione va detto, comunque, che da anni il mondo della pediatria, in assenza di prove scientifiche dimostrate, aveva consigliato un uso prudente di questi dispositivi, almeno tra i bambini, soprattutto evidenziando gli aspetti sociali dovuti all`uso improprio, ad iniziare dalla scuola, dovuto alla dipendenza da sms e chat. “In Francia è da tempo in atto una campagna di sensibilizzazione sul possibile rischio legato alle radiazioni non ionizzanti, alla diffusione dei cellulari tra i bambini, e alla necessità di ridurre quanto possibile la quantità di radiazioni assunte, in attesa di una sicura dimostrazione della loro innocuità”, concludono i pediatri. Non sembra quindi che vi siano particolari novità sul fronte dell’accertata pericolosità di certi dispositivi elettronici. Il consiglio di fondo rimane sempre lo stesso: non passare troppo tempo vicino ad apparecchiature elettroniche accese. In questi termini, però, poco imperativi, difficilmente verranno accolti dai tantissimi giovani sempre più elettronico-dipendenti.

Alessandro Giuliani

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