L’impatto dell’emergenza sanitaria, delle situazioni di precarietà e disagio prodotte nonché l’isolamento a cui è stata sottoposta la popolazione, costituisce primario elemento per la comprensione della diffusione di disturbi e psicopatie tra giovani ed adolescenti su larga scala. A scuola la dispersione, causata da problemi di rendimento, dai fenomeni di violenza e bullismo a scapito degli studenti deboli e poco integrati favoriscono l’allontanamento di studenti, il loro scarso o nullo inserimento a livello sociale e lavorativo e dunque la comparsa di primari ed embrionali disturbi lievi quali ansia e psicopatie attinenti alla depressione con tutte le implicazioni sociali dei casi specifici.
Lo scarso monitoraggio dgli stessi attraverso un allestimento strutturato di una rete di consultori e servizi di supporto psicologico presenta un duplice impatto: non favorisce il reinserimento dei giovani affetti dai disturbi e non garantisce un’adozione di strategie efficaci circa la prevenzione a scuola, ove gli alunni non sono monitorati e non sensibilizzati alle questioni legate alla salute mentale. Le nuove norme adottate dagli Stati di Washington, California e Florida garantiscono un elevato numero di assistenti sociali atti al contrasto del fenomeno dispersivo nonché la moltiplicazione dei consultori ad accesso libero per famiglie, anziani, giovani e studenti con il fine di garantire supporto e prevenzione.
Di tutte le sfide che minacciano il benessere degli scolari americani, una delle più serie e gravi è la mancanza di consulenti scolastici e psicologi attivi sul territorio e presso gli istituti. Nonostante la crescente domanda per i loro servizi, purtroppo non ci sono abbastanza professionisti in questi campi a disposizione. Ad esempio, l’American School Counselor Association raccomanda che ci sia un consulente scolastico ogni 250 studenti. Tuttavia, nell’anno scolastico 2021-22 – l’anno più recente per il quale sono disponibili dati – il rapporto tra consulenti scolastici e studenti era di uno ogni 408 studenti.
Allo stesso modo, l’Associazione Nazionale degli Psicologi Scolastici raccomanda uno psicologo scolastico ogni 500 studenti. Ma il rapporto tra psicologi scolastici e studenti è pari a solo uno ogni 1.127 studenti. L’amministrazione Biden è ben consapevole della carenza e ha adottato misure per colmare il divario. Tuttavia, gli stati stanno iniziando a riconoscere che gli operatori sanitari hanno bisogno di maggiore sostegno. Molti stati consentono a Medicaid di coprire i servizi forniti da specialisti o navigatori certificati tra pari della famiglia, che hanno esperienza nella crescita di giovani affetti da psicopatie e formazione aggiuntiva per il sostegno attivo alle famiglie. A luglio scorso, la California ha assegnato fondi a sostegno dei genitori come parte di un’iniziativa sulla salute mentale dei bambini.
Il presidente Joe Biden ha pubblicato nel 2022 una strategia per la salute mentale che mira a fornire assistenza in materia di salute mentale a un maggior numero di bambini. E nel maggio 2023, l’amministrazione Biden ha annunciato 286 milioni di dollari per 264 soggetti associativi beneficiari per formare e assumere professionisti della salute mentale nelle scuole – una mossa che secondo i riceventi consentirà loro di preparare più di 14.000 nuovi professionisti della salute mentale per le scuole statunitensi.
Si tratta di un numero significativo, ma le scuole dovrebbero assumere più di cinque volte tale importo per soddisfare i rapporti raccomandati dalle organizzazioni ed albi di categoria. Anche in Italia l’ISS dichiara che non si è fatto abbastanza e non si è tenuto ampiamente in considerazione l’impatto psicologico reale delle chiusure legate all’emergenza sanitaria COVID-19: come osservano i risultati del questionario sottoposto ad un ampio campione di studenti provenienti da tutto lo Stivale, il 54% degli adolescenti dichiara un impatto positivo della pandemia sui rapporti famigliari e il 42% sul rendimento scolastico, mentre il 41% ritiene che la propria salute mentale ne abbia risentito negativamente, così come il 37% la propria vita in generale. Riguardo la domanda sulla propria salute mentale, precisa l’ISS, il 52% delle ragazze dichiara un impatto negativo a fronte del 31% dei ragazzi, e si osserva tale risposta nel 29% degli undicenni (33% delle femmine e 25% dei maschi) e nel 53% dei diciassettenni (66% e 41%, rispettivamente).
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