“Urge fare entrare lo studio della storia contemporanea nelle scuole affinché i fatti accaduti nel mio liceo non si ripetano più”: sono le parole di Anna Maria De Luca, la dirigente scolastica del Liceo Montessori di Roma, dove alcuni giorni fa due studenti si sono fatti fotografare in classe mentre facevano il saluto romano con la maglia nera, davanti ad uno striscione, candidati alla rappresentanza dell’istituto. Come sanzione disciplinare, la scuola ha deciso di allontanare per dieci giorni i due giovani dalle lezioni, obbligandoli a svolgere lavori socialmente utili a scuola, a leggere “Il sentiero dei nidi di ragno” di Italo Calvino, “Il garofano rosso” di Elio Vittorini e “La ragazza di Bube” di Carlo Cassola. Oltre che ascoltare un intervento dello scrittore censurato dalla Rai il 25 aprile, Antonio Scurati, su “Fascismo e populismo”.
A colloquio con l’agenzia Ansa, la dirigente scolastica si è appellata, “al Gruppo di lavoro per la Revisione delle Indicazioni Nazionali di Storia, giustamente voluto dal ministro Valditara, affinché tenga conto dei fatti accaduti nella mia scuola: costituiscono un elemento di realtà indicativo della necessità di avere linee guida capaci di avvicinare i ragazzi alla storia”.
Secondo la preside, è davvero “arduo il lavoro del gruppo di lavoro per le indicazioni sulla storia, a loro va tutta la mia solidarietà, ma è necessario oggi più che mai. Come dirigente scolastico, ringrazio il Ministero per il decreto 183 del 7 settembre 2024 che ha aggiornato le linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica. Ora confido nel lavoro di chi sta rielaborando le Indicazioni nazionali di storia”.
“Quella dei nostri giovani – continua la dirigente scolastica – è la prima generazione che non ha modo di incontrare di persona i testimoni della libertà del nostro Paese. Non avendo più le testimonianze vive, non potendo incontrare gli occhi di chi ha combattuto per la nostra libertà, la storia arriva ai ragazzi solo attraverso pagine spesso noiose”.
Stando così le cose, ha concluso De Luca, diventa “importante trovare il modo di fare arrivare la nostra storia direttamente ai loro cuori, dobbiamo trovare la via per emozionarli nello scoprire l’identità e la storia del nostro Paese”.
Nel frattempo, uno dei due ragazzi è stato eletto rappresentante d’istituto. Quando il 23 ottobre la dirigente scolastica ha convocato entrambi insieme alle famiglie, avevano però garantito che in caso di vittoria si sarebbero dimessi.
Però è anche vero che la coppia di ragazzi ha tentato anche di minimizzare l’accaduto, spiegando che si è trattato solo di una goliardata.
Quello che contestano ora le realtà studentesche di sinistra è che pur rinunciando alla carica, il seggio non passerebbe a un’altra lista.
Dalla direttrice generale dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio, Anna Paola Sabatini, è stata espressa “la più ferma condanna” dopo essere venuta a conoscenza del gesto: “l’atto di riprodurre simboli che richiamano ideologie di odio e intolleranza – ha detto l’alto dirigente pubblico – è inaccettabile, specialmente quando avviene all’interno di un ambiente educativo.
“La scuola – ha spiegato Sabatini all’agenzia Ansa – è un luogo sacro per l’apprendimento e la crescita personale, un luogo dove devono essere promossi i valori di rispetto, inclusione e convivenza pacifica. È particolarmente preoccupante che questo evento sia accaduto, verosimilmente, durante l’orario scolastico. Questo comportamento non solo è contrario ai principi educativi che ci impegniamo a trasmettere ai nostri studenti, ma mina l’immagine della comunità scolastica aderente ai valori della nostra Costituzione”.
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