Gli studenti protagonisti della foto scattata in classe, in un liceo di Roma, con maglia nera e braccio teso per fare il saluto romano davanti ad uno striscione, candidati per una lista studentesca, si sono giustificati dicendo che si trattava di una goliardata. Lo riporta La Repubblica.
I ragazzi erano candidati in una lista studentesca
La dirigente scolastica venuta a sapere dello scatto, ha avviato un’indagine lampo, convocando i due ragazzi coinvolti e le loro famiglie: “Con le due vicepresidi, il rappresentante degli studenti in carica ed il presidente del consiglio d’istituto ci siamo subito attivati per capire i fatti — spiega — e i due ci hanno assicurato di non far parte di organizzazioni fasciste e di non aver considerato in pieno la valenza e le possibili conseguenze del gesto. L’hanno definita una goliardata. Che è molto grave”.
La preside ha riunito la commissione elettorale per capire come escludere i due giovani dalla rosa di potenziali portavoce dei ragazzi. “L’ordinanza ministeriale non prevede un ritiro se la commissione ha accettato la candidatura — prosegue la ds — ma col supporto degli avvocati stiamo cercando di capire se ci sono degli escamotage”. Ad ogni modo, i due avrebbero deciso di ritirarsi, quindi “in caso di elezione si dimetteranno”.
Questo è quanto hanno assicurato, dopo essersi anche giustificati attraverso i social: “Lo scatto è nato come una razione spiritosa e ironica a chi ci ha accusato di essere fascisti”. Una versione che confligge però con il pubblico della pagina Instagram, tra cui figurano anche i profili di Generazione Popolare e di alcuni suoi esponenti. Tuttavia “ci rendiamo conto che il gesto è stato un errore”.
La scuola vuole dare un segnale
Oggi i membri del consiglio d’istituto — composto da preside, docenti, personale, genitori e studenti — si riuniranno per stabilire la sanzione più giusta per i due ragazzi. Ma, spiegano dalla scuola, “puntiamo a un provvedimento che sia anche educativo: i ragazzi non hanno capito il peso di quel gesto e questo è grave, perciò punteremo non solo a momenti di riflessione sulla comunicazione, sul peso di una foto inviata via internet, ma soprattutto all’educazione civica: in questo ci aiuta molto il lavoro svolto dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, nel far riscrivere le linee guida della materia”.
La condanna dell’Usr Lazio
La direttrice generale dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio, Anna Paola Sabatini, ha espresso “la più ferma condanna” dopo essere venuta a conoscenza del gesto. “L’atto di riprodurre simboli che richiamano ideologie di odio e intolleranza è inaccettabile, specialmente quando avviene all’interno di un ambiente educativo.
“La scuola – ha spiegato Sabatini all’ANSA – è un luogo sacro per l’apprendimento e la crescita personale, un luogo dove devono essere promossi i valori di rispetto, inclusione e convivenza pacifica. È particolarmente preoccupante che questo evento sia accaduto, verosimilmente, durante l’orario scolastico. Questo comportamento non solo è contrario ai principi educativi che ci impegniamo a trasmettere ai nostri studenti, ma mina l’immagine della comunità scolastica aderente ai valori della nostra Costituzione”.
La scuola ha avviato un’indagine approfondita per capire le circostanze che hanno portato a questo episodio affinché vengano adottate tutte le misure disciplinari appropriate.