Mercoledì prossimo, 26 settembre, un nostro collega, Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, rischia di finire dietro le sbarre della prigione, e restarci per quattordici mesi. Il motivo? Ha pubblicato un articolo, ed esattamente nel febbraio del 2007, quando era direttore di Libero, contro le decisioni di un giudice che lo ha querelato per diffamazione a mezzo stampa. La prima sentenza ha condannato Sallusti ad una ammenda pecuniaria (10mila ero che ha pagato), mentre l’appello ha inasprito la pena: quattordici mesi di detenzione, senza la condizionale, per cui va in galera.
Siamo d’accordo sull’appello per la grazia e anche il Quirinale segue il caso
"Se si vuole uscire dalla genericità degli appelli e dalla ovvietà dei commenti, ci sono solo due strade per impedire che Alessandro Sallusti sia trattato peggio di un rapinatore recidivo, a causa di una opinabile vicenda riguardante una opinione espressa sul giornale di cui era direttore. La prima è quella di un decreto legge che per casi come il suo elimini la sanzione detentiva e lasci solo quella pecuniaria: se fatto entro martedì, sarebbe la norma più favorevole nel giudizio in Cassazione e porterebbe all’annullamento con rinvio per rideterminare la pena (che sarebbe solo la multa). La seconda strada è la grazia del Capo dello Stato. Ho l’impressione che questa sia proceduralmente più lunga e giuridicamente meno idonea della prima. Un decreto legge del Governo non incontrerebbe prevedibilmente ostacoli nella conversione in legge. Passare dalle parole ai fatti significa allora andare velocemente in questa direzione. Dopo mercoledì sarebbe solo il tempo dell’inutile rammarico. "
Alfredo Mantovano Deputato PDL (Coordinatore politico Circoli Nuova Italia)
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