La Lega vuole cambiare l’Italia, il rapporto con gli enti locali e quindi anche servizi pubblici essenziali come la scuola. Il piano è stato annunciato dal suo segretario Matteo Salvini: collegato sabato 27 gennaio all’inaugurazione della nona edizione nazionale della Scuola politica del Carroccio, il vicepremier ha detto che non abbiamo “bisogno di riforme, l’Autonomia non è un punto di arrivo ma di partenza per trasformare l’Italia in un Paese moderno, efficiente, responsabile e federale”. Salvini, quindi, attua la sua “benedizione” per il disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata, approvato mercoledì scorso al Senato, e nei prossimi giorni atteso alla Camera per un secondo esame.
Non la pensano allo stesso modo, invece, le forze politiche dell’opposizione, diversi governatori, soprattutto del Sud Italia, a partire dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, e anche le organizzazioni sindacali: tutti sono a loro modo preoccupati dalle conseguenze dell’autonomia organizzativa territoriale, oltre che economica, che produrrà contratti integrativi regionali nella scuola e nella sanità. Il rischio, sostengono, è che le regioni più ricche aumentino ulteriormente le loro performance, anche in altri settori pubblici, come la Sanità, relegando sempre più indietro il Meridione.
Salvini però non ne vuole sapere. E tira dritto. Sembra avere le idee chiare sulla strada da intraprendere: oltre all’autonomia differenziata, durante l’attuale legislatura fa capire che si impegnerà per fare approvare pure “la lezione diretta del presidente del Consiglio (per dare maggiore autorevolezza e capacità di gestione a chi governa il Paese, ndr), stabilità dei governi e poteri delegati agli enti locali, significa competizione in senso positivo, non è una parolaccia”.
Alla pari del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, anche Salvini punta il dito contro “il 6 politico”, perché il ‘buonismo’ non avrebbe “portato a uno sviluppo equilibrato” mentre “il merito e la bravura contano”: ecco perché, quindi, dobbiamo attenderci ancora spinte legislative verso la tutela e salvaguardia degli alunni eccellenti.
Partendo da questo concetto, Salvini ha sottolineato che l’appiattimento delle valutazioni e la mancanza di selezione è deleteria per il Paese: “un ente pubblico deve mettere tutti nelle stesse condizioni di partenza, senza fingere che uno valga uno, altrimenti fai la fine di un Toninelli qualunque”.
Il leader della Lega ha parlato anche della competizione politica delle elezioni europee in programma a inizio giugno 2024 asserendo che non teme ulteriori perdite di consenso dall’urna: “dimostreremo chi siamo e quanti siamo, a costo di essere da soli, per poi costruire una famiglia, una comunità un cambiamento che non è pettinarsi allo specchio, ma nel profondo: parte da famiglia, imprese, comunità locali, diritto alla mobilità”.
Ha quindi sostenuto che “sul Corriere della Sera ci sono attacchi quotidiani, polemiche, invenzioni, retroscena inventati, virgolettati inventati sulla Lega, su Matteo Salvini, su quelli che cercano di prendere per mano l’Italia”.
Per quindi sottolineare che la Lega “non è in vendita. Lo dico a chi spia dal buco della serratura uomini e donne della Lega cercando di metterci in difficoltà. Non siamo in vendita, siamo uomini e donne liberi, di cuore: l’Europa la cambiamo”. E anche l’Italia, almeno nelle intenzioni.