Non passa giorno che Matteo Salvini, attuale vicepremier e ministro dell’Interno, non parli del suo “cavallo di battaglia” in tema di scuola: il grembiule da adottare per gli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado.
Durante un comizio tenuto a San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, Salvini ha detto: “Abbiamo appena reintrodotto l’educazione civica a scuola e vorrei che tornasse anche il grembiule per evitare che vi sia il bambino con la felpa da 700 euro e quello che ce l’ha di terza mano perché non può permettersela. Ma sento già chi griderà allo scandalo ed evocherà il duce, ma un paese migliore si costruisce anche con ordine e disciplina”.
“In Italia – ha aggiunto Salvini – c’è la democrazia ma questo non deve impedire di avere non solo diritti ma anche doveri. Ed è soprattutto sui bambini che dobbiamo investire in educazione per non avere ragazzi che a vent’anni sono solo dei casinisti”.
Non è la prima volta che il ministro avanza la proposta di ritornare all’uso obbligatorio del grembiule a scuola. Sia lo scorso gennaio, sia a marzo, Salvini era tornato a dire che“indossare il grembiule in classe eviterebbe le differenze sociali tra chi ha felpe da 400 euro e chi indossa invece golfini da 20 euro”.
Sì al grembiule a scuola, simbolo di ordine sicuramente, ma soprattutto di uguaglianza sociale. Parlando della sua esperienza sui banchi di scuola, il vicepremier ha tenuto a ricordare che “alle elementari e alle medie avevamo il grembiule uguale per tutti e non c’era chi aveva la felpa firmata. Si tratta di una questione di educazione e convivenza civile”.
Dello stesso avviso si è detto, lo scorso mese settembre, anche il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, che interpellato sulla possibilità, per gli studenti, di presentarsi a scuola con i jeans strappati, sottolineò: “personalmente sono per il grembiule fino alle medie”, perché “semplificherebbe un certo tipo di relazioni”.
Un concetto ribadito dal titolare del Miur fine novembre, quando disse che “se la scelta del grembiule a scuola è condivisa e accettata dall’istituto è una cosa sulla quale si può anche riflettere sicuramente”.
Il tema è, comunque, ciclicamente riproposto nell’attualità scolastica. Nel 2008, l’allora ministro all’istruzione Maria Stella Gelmini, durante un’audizione alla Camera, fece sua la proposta, dichiarando: “Noto con piacere che molti presidi stanno informando il ministero del fatto che in parecchie scuole stanno reintroducendo il grembiule”.
Sull’argomento si è anche espressa l’Associazione Nazionale Presidi (ANP): “Reintrodurre il grembiule nelle scuole è possibile, non mi sembra ci siano problemi particolari nel farlo, certo abbiamo altre priorità, non mi sembra, insomma, una questione fondamentale”. Così il presidente dell’Associazione, Antonello Giannelli.
“L’emergenza più importante – prosegue il dirigente scolastico – è un’altra: abbiamo solai e controsoffitti delle scuole che andrebbero monitorati, ogni settimana c’è un crollo; a volte si tratta di fatti lievi, a volte cadono interi pezzi di soffitto: è questa una cosa molto urgente su cui intervenire e poi, se costa mettere a posto le situazioni, non costa quasi nulla fare le verifiche. Un monitoraggio andrebbe fatto subito, questa è l’emergenza numero uno. Finora su questo fronte non è stato fatto nulla, non mi è arrivata alcuna segnalazione in tal senso dalle scuole”.
“Invece – osserva ancora Giannelli – si pensa a prendere le impronte digitali ai presidi, una misura che costerà 100 milioni di euro e che potrebbero essere dedicati ad altro”.
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