La valutazione numerica richiesta dal Ministro Salvini, per evitare l’immane fatica intellettiva a comprendere la scheda della figlia, si presta a una fin troppo facile ironia, che eviterò. Senza tuttavia rinunciare a rimarcare un paradosso: i tentativi della scuola di valutare in modo approfondito i discenti, evitando semplificazioni, vanno di pari passo con la richiesta di Salvini, e altri, che chiedono se il proprio figlio sia da 6, 7, 8, 9, 10 o, non sia mai, da 4 o 5.
Ciò è emblematico di un cambiamento sul quale, a mio parere, sarebbe necessario riflettere per capire quanto sia cambiato il rapporto scuola-famiglia. Trent’anni fa i genitori chiedevano: “prof. come si comporta mio figlio in classe?”, “è inserito?”, “ha un rapporto di reciproco rispetto con i propri compagni e con gli insegnanti?”, “ interviene opportunamente durante la lezione?”, “ha atteggiamenti supponenti che lo allontanano dal gruppo classe?” Oggi Salvini, e altri, chiedono se il proprio figlio sia da 6,7,8,9,10 o, non sia mai, da 5 o 4. La domanda nasce spontanea: “Vuoi vedere che oggi il rapporto umano con gli altri e la serenità dei propri figli, e dei figli degli altri, vale meno di un numero?”
Augusto Secchi
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