Gabriele Toccafondi, deputato di Italia Viva e componente della VII commissione cultura alla Camera, nell’appuntamento di Tecnica risponde LIVE del 27 luglio è stato stuzzicato dal nostro direttore Alessandro Giuliani a proposito delle parole di Matteo Salvini a proposito dell’appello per cognome: “Non voglio offendere nessuno ma secondo me il Senatore Salvini non entra in una scuola o non parla con un’insegnante da diversi lustri”.
Il leader della Lega, sabato scorso, ha detto che “In alcune scuole si fa l’appello per cognome perché magari qualche bimbo sette anni si sente fluido” scatenando attacchi nei suoi confronti da più parti. Lo stesso Toccafondi ha già commentato caldo ai nostri microfoni queste affermazioni.
Il nostro ospite ha dato stavolta una risposta più ampia sulla questione, indicando tutti i veri problemi del sistema scolastico del nostro paese: “Mi sembrano ben altri i problemi che riguardano la scuola, basta vedere i dati. Abbiamo due milioni di cosiddetti NEET, giovanissimi che non studiano e non lavorano, sono lì che aspettano dopo essere usciti dalla scuola”.
“Abbiamo una disoccupazione giovanile del 30%, anche in questo caso si tratta di giovani usciti dalla scuola. Su 100 studenti che entrano all’università solo 40 terminano il percorso. Abbiamo un abbandono scolastico attorno al 14%, soprattutto nei tecnici e professionali, nel biennio. Rispetto a tutto questo abbiamo i dati INVALSI, che ci dimostrano ogni anno che la situazione non è semplice”, si è lamentato Toccafondi.
“Rispetto a tutto questo possiamo anche dire che il suo ministro, 4 anni e mezzo fa, ha eliminato – ha continuato il deputato – diversi aspetti dei percorsi formativi. Abbiamo decine di migliaia di precari. Così come potrei proseguire sull’edilizia scolastica ferma agli anni Settanta”.
Per Toccafondi bisogna sempre avere in mente gli studenti quando si parla di scuola: “A me sembrano questi i problemi che riguardano la scuola: c’è bisogno di attenzione, di riforme, di risorse e di volontà. Sempre partendo dal presupposto che la scuola è fatta per i ragazzi. Il tema che sottolinea Salvini nella sua battuta può essere anche reale. Ma insomma, tirare fuori questo tema così, all’inizio della campagna elettorale mi sembra fuori dalla realtà”.
“Io venivo chiamato per cognome, poi forse sono rimasto indietro e magari ora chiamano per nome. Poi quando facevi arrabbiare il professore allora sì, ti chiamava per nome”, ha concluso in chiave ironica l’ex Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione.
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