Matteo Salvini, raccontano le agenzie, il leader della Lega Nord ha varcato la soglia della scuola di Rozzano, quella dei canti di Natale negati, mentre i ragazzi e i loro docenti stavano facendo lezione. Ha girato per i corridoi, ha parlato con docenti e collaboratori scolastici, come se fosse nella sede del suo partito, e si è fatto pure propaganda politica.
Sicuramente in nome delle tradizioni, della cultura giudaico-cristiana, della nuova invasione “barbarica” dal sud del mondo. Ma perché il leader della Lega Nord non si è presentato sabato davanti alla scuola? Perché non è andato a lezioni terminate tra le aule? Chi ha permesso al leader di un partito di mettere il piede a scuola, in presenza dei bambini? Il ministero dell’Istruzione lascia che qualsiasi leader politico faccia ingresso quando e come vuole in una scuola? Avanti di questo passo ne avremo uno al giorno! Nessuno può negare a un politico di fare un comizio, una visita in una struttura pubblica, ma c’è un limite a tutto e questo limite si chiama rispetto. Questo il commento della agenzie a cui torto non si può dare.
E altri osservatori aggiungono: Salvini non può scambiare una scuola per un campo rom: lì (anche se a qualcuno può non piacere) può andare quando vuole, ma a scuola ci sono dei bambini.
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Lunedì scorso, racconta un quotidiano “la presenza dei giornalisti e dei curiosi ha creato disagi agli studenti e alcuni insegnanti hanno tirato giù le tapparelle per tutelare i bambini delle elementari”.
Il leader della Lega sarebbe felice se alla scuola dei suoi figli si presentassero Nichi Vendola o Ignazio Marino mentre stanno imparando i Sumeri?
“Noi maestri”, si arrabbia una insegnante del Rozzano, “abbiamo solo un compito: insegnare ai nostri ragazzi a essere degli onesti cittadini, degli uomini e delle donne che si appassioneranno alla Politica, perché qualcuno di noi ha insegnato loro il valore della democrazia, studiando Atene o la nascita dell’Unione Europea dopo la Guerra.
A noi insegnati interessa parlare loro di Aldo Moro e Peppino Impastato, il 9 maggio; di Altiero Spinelli che nessuno più ricorda. Vogliamo entrare in aula e spiegare loro chi era don Luigi Sturzo. A noi docenti interessa raccontare ai nostri ragazzi di Nelson Mandela e di Martin Luther King.
A noi insegnanti, non interessano le vostre propagande, i vostri comizi. Soprattutto se fatti durante una lezione. Perché per noi stare in aula è sacro. Per piacere, lasciate stare i bambini”.
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